Giustizia
FdI, la sparata della Stampa: "Santanchè? I pm hanno tutelato le elezioni"
"Rinvii di mesi e cautele investigative, non c’è nessuna inchiesta a orologeria", titola La Stampa. "Sui casi Santanchè e Delmastro l’esecutivo accusa i magistrati di 'fare opposizione' ma i pm hanno evitato di condizionare le elezioni e la successiva formazione del governo". Strana tesi quella argomentata in un retroscena pubblicato sul quotidiano diretto da Massimo Giannini. In sostanza, secondo questo articolo, i pm hanno avuto un occhio di riguardo nei confronti di quelli che sono poi divenuti parte del governo di Giorgia Meloni perché non volevano turbare il voto. "L’ accusa del governo alle toghe di «svolgere un ruolo attivo di opposizione inaugurando la campagna elettorale» si scontra con la tempistica dei casi Santanchè e Delmastro", si legge. "Non solo nessuna delle due inchieste nasce su impulso dei pm. Ma sia a Milano sia a Roma si è avuta un’estrema cautela investigativa proprio per evitare interferenze elettorali". Addirittura.
Quindi si ricostruisce la vicenda: il 10 giugno 2022 - governo Dragni - "al tribunale delle imprese di Milano dieci soci di minoranza di Visibilia, la società di Daniela Santanchè, depositano un ricorso «per gravi irregolarità nella gestione»". Dopodiché il Tribunale avverte la Procura "per valutare eventuali reati. Dispone la notifica agli amministratori di Visibilia, tra cui il compagno (Dimitri) e la sorella (Fiorenza) della Santanchè". L’8 luglio c'è l'udienza poi tutto viene rinviato a ottobre. "Negli stessi giorni, il fascicolo viene valutato dalla Procura di Milano". Il 14 luglio c'è la crisi di governo. "Il 21 luglio Mattarella scioglie le Camere e fissa le elezioni per il 25 settembre. Dunque a fine luglio i pm di Milano potrebbero sì «inaugurare la campagna elettorale». In casi di questo genere, in 10 giorni sono in grado di imbastire una richiesta di fallimento che consente di iscrivere gli amministratori (in carica ed ex) nel registro degli indagati per bancarotta fraudolenta", si sottolinea. "E persino di chiedere misure cautelari" ma la Procura "decide di disinnescare la bomba. Per evitare strumentalizzazioni prende tempo".
E ancora: l'istanza di fallimento viene depositata dopo tre mesi, "necessari a lasciar passare le elezioni. Le iscrizioni degli indagati sono datate 5 ottobre. Nulla trapela durante la formazione del governo". Così il 22 ottobre Santanchè può giurare come ministro e "solo all’inizio di novembre l’istanza di fallimento viene estesa alle altre società. Poi vengono disposte le perquisizioni. Ma nel decreto il nome Santanchè ancora non compare".
Infine, La Stampa cita il caso "Donzelli-Delmastro" verso il quale "i pm usano ogni cautela. Iscrizione nel registro degli indagati non immediata, lasciando sopire il can can politico; audizione in Procura di Delmastro da indagato, senza obbligo di dire la verità; nessun atto investigativo invasivo; mancata convocazione di imbarazzati testimoni politici". E "solo il 22 maggio, una settimana dopo le amministrative, esce la notizia della chiusura dell’inchiesta". E viene chiesta l'archiviazione per mancanza di dolo. Una scelta molto garantista, e rara nell’esperienza giudiziaria. Che il giudice non condividerà". Insomma, per La Stampa ora le toghe hanno perso il rosso...