Raffica di interviste
Magistratura democratica, l'ossessione delle toghe rosse per la riforma Nordio
Il soccorso, quando serve, arriva sempre dalle toghe di sinistra (e dai soliti giornali filo procure). A dare manforte ad Elly Schlein, ci hanno pensato in questi giorni i pm di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, fin dalle origini “affine” al Pci-Ds-Pds-Pd. Per una curiosa circostanza, infatti, la totalità dei magistrati che sta sparando a palle incatenate, evocando scenari apocalittici, contro la riforma voluta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio sono pm appartenenti a Md. L’elenco è lungo. Il più autorevole è Nello Rossi, ex procuratore aggiunto a Roma ed ex Avvocato generale dello Stato che ora, dopo essere andato in pensione, ricopre l’incarico di direttore di Questione giustizia, storica rivista di Magistratura democratica. «Guanti di velluto coi colletti bianchi in una logica da Far West», ha detto Rossi a Repubblica.
A seguire un altro pm romano, Eugenio Albamonte, peraltro ex segretario nazionale dell’Associazione nazionale magistrati: «Autoritario (Nordio, ndr) altro che liberale. Magistrati delegittimati». Segue un trio di procuratori che hanno gestito e gestiscono alcune delle indagini pm importanti in questo momento. Il primo è l’ex procuratore di Agrigento ed ora procuratore generale di Cagliari Luigi Patronaggio, noto per aver chiesto di processare per sequestro di persona il leader della Lega Matteo Salvini: «Senza l’abuso d’ufficio è un liberi tutti, cosa diremo ai cittadini onesti?». Segue il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, sul Domani: «L’abuso d’ufficio funziona. Cancellarlo è un errore, darà il via libera ai faccendieri». Ed infine l’ex procuratore facente funzioni di Genova Francesco Pinto, sul Fatto: «Il favoritismo diventa legale: siamo al “liberi tutti” per i faccendieri».
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E ancora. Francesco Menditto, procuratore di Tivoli, sempre sul Fatto: «Pirati stradali assolti? Non ci sarà più appello». Francesco Curcio, procuratore di Potenza, su Repubblica: «La riforma intasa il sistema: i cittadini sono senza tutele». Fabrizio Vanorio, procuratore aggiunto di Napoli, sempre su Repubblica: «Iniziativa mossa da intento punitivo. Si rischia il disastro giuridico». Altro pm di Md intervistato da un quotidiano del Gruppo Gedi è stato Giuseppe Cascini, procuratore aggiunto di Roma, su La Stampa: «L’approccio ideologico del ministro è deludente. Si legittimano gli abusi». A fargli compagnia Francesco Cozzi, ex procuratore di Genova, su Il Secolo XIX: «Cancellare l’abuso d’ufficio ci allontana dalla linea Ue». Fuori sacco, sul Domani, il procuratore aggiunto di Messina, l’ex davighiano, Sebastiano Ardita: «L’abuso era un deterrente. Si crea un vuoto nel sistema». Non poteva mancare all’appello il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, anch’egli toga di Md che in una settimana è riuscito a rilasciare ben due interviste a Repubblica.