L'affondo

Bruno Vespa travolge i magistrati: "La cosa peggiore che vi potesse capitare"

Carlo Nordio non intende cedere sulle intercettazioni. Una brutta notizia per i pm. Soprattutto se si considera che al timone di Via Arenula c'è un uomo che il loro lavoro lo conosce bene. Non a caso Bruno Vespa parla della nomina di Nordio alla Giustizia come la "cosa peggiore che poteva capitare ai pubblici ministeri 'impegnati'". Il motivo è chiaro: "Nordio ha fatto il loro mestiere per quarant’anni e ne conosce lo smisurato potere". La differenza? "Nelle sue inchieste – a cominciare dalla tangentopoli rossa del Veneto – Nordio ha usato le intercettazioni quando necessario. Ma i verbali non sono finiti immediatamente sui giornali, come è capitato ai suoi colleghi, che hanno favorito una sentenza popolare di colpevolezza senza aspettare la sentenza giudiziaria, spesso assolutoria". Per questo l'esponente di Fratelli d'Italia punta a limitare l'utilizzo delle intercettazioni. O meglio, limitare la loro applicazione. 

 

 

Come dargli torto. Il giornalista, sulle colonne del Giorno, prende le difese dell'ex pm ricordando che "è difficile, alle persone di buonsenso, non condividere l’osservazione del ministro quando dice: 'Se non interverremo sugli abusi delle intercettazioni, cadremo in una democrazia dimezzata'". D'altronde, e qui è la frecciata alla magistratura, "il potere giudiziario dei magistrati risiede nelle sentenze soggette a impugnazione. Il potere politico dei magistrati, assai maggiore, risiede invece nella abituale violazione del segreto investigativo volantinando ai giornali brandelli di dialoghi che spesso non hanno rilevanza giudiziaria, ma sono micidiali nella distruzione della reputazione e della vita privata dei soggetti investigati". 

 

 

E chi protesta, è la conclusione di Vespa, "teme il prosciugamento di una formidabile sorgente sulla quale dai tempi di Mani Pulite campano di rendita magistrati impegnati, politici protetti dalle procure e giornali che delle procure sono il braccio armato". Basta pensare ai giornalisti italiani che seguono a Bruxelles il caso Panzeri, Questi ultimi "sono disperati perché dalla procura belga non filtra nulla. È così difficile diventare un paese normale?".