Massima sicurezza

Messina Denaro, "chi l'ha venduto": voci clamorose dal carcere

"Se lo sono venduto". Matteo Messina Denaro è passato in poche ore dalla vita da signore tranquillo e beato con residenza in un appartamentino di Campobello di Mazara al carcere di massima sicurezza de L'Aquila, al regime del 41 bis. Ha 60 anni, il boss dei boss, l'ultimo erede di Totò Riina. E' reduce da 30 anni di latitanza (dorata) ed è gravemente malato, un tumore al colon che secondo molti potrebbe presto condurlo alla morte. Eppure, non ha perso né sfrontatezza né gusto per l'apparenza, come quando da giovane capomafia faceva la bella vita a Palermo tra serate mondante, ristoranti extra-lusso ed efferate esecuzioni.

 

 

 

Il boss si è presentato nel supercarcere Le Costarelle all’1 e 20 di mattina di martedì 17 gennaio. Vestito di tutto punto: giaccone di pelle assai costoso, cintura di pitone, battuta pronta. "Fino a stanotte ero incensurato poi non so che è successo", ha osato scherzare con gli agenti carcerari, sottolineando di "non avere mai avuto una residenza". Latitante, ma "pulito" a suo dire, a differenza di chi come i suoi padrini Riina e Provenzano erano stati già in cella. Le cronache dei giornali lo definiscono "palestrato e muscoloso", orgoglioso e per nulla intenzionato a collaborare con gli inquirenti. Non vuole "cantare", insomma. "Ventiquattro ore in cella da solo - Repubblica -, senza nemmeno accendere la televisione, anche solo per avere compagnia, o guardare quello che viene messo in onda su di lui e sul suo arresto. Nulla. Non ha la curiosità di vedere, di ascoltare ciò che viene detto sul suo conto. La tv resta spenta. E lui seduto sul letto con le mani a reggere il viso". 

 

 


Insomma, niente resa, come suggeriva qualche complottista. Non si è fatto arrestare, magari per ricevere cure migliori. Tutt'altro, perché stava facendo una vita normale, lontana dai clamori e con agi che non tutti possono permettersi. Ecco perché gli altri detenuti, che hanno antenne lunghe e solitamente sanno molte, molte cose, assicurano: non è stato lui a consegnarsi, ma è stato qualche compagno mafioso a "venderlo", per trarre qualche vantaggio personale, a partire magari da una scalata più agevole ai vertici di Cosa Nostra.