Qualcuno li fermi
Intercettazioni, la soluzione dei politici? Giornalisti in galera
«Forse sarebbe stato meglio prevedere delle sanzioni pecuniarie, anche di importo elevato. Il carcere per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni telefoniche rischia invece di farci passare come dei "manettari" e va contro la nostra cultura liberale e garantista». A dirlo è un esponente di primo piano di Forza Italia, che per evitare polemiche preferisce restare anonimo, commentando la proposta di legge di introdurre la pena da due a cinque anni di reclusione per chi pubblica le intercettazioni telefoniche prima del processo.
Il ddl è stato presentato il mese scorso da Annarita Patriarca e Tommaso Antonio Calderone, deputati di Forza Italia e componenti della Commissione giustizia a Montecitorio. «Purtroppo, da anni si assiste allo scempio di sbattere il mostro in prima pagina con tutte le attività di indagine,intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori o sommarie informazioni testimoniali pubblicate su tutti i giornali. E sebbene tutto questo incida gravemente sui diritti costituzionali del cittadino», avevano dichiarato i due deputati forzisti.
«Adesso - aggiunsero - si potrà avere finalmente una svolta significativa: vogliamo introdurre una fattispecie tipica di reato, punibile da due a cinque anni e quindi, una volta approvatala norma, nessuno potrà più pubblicare con leggerezza atti di indagine fino all'udienza preliminare». «Il mostro non andrà più sbattuto in prima pagina a fronte di una semplice contravvenzione», puntualizzarono poi Patriarca e Calderone. La disposizione di legge oggi in vigore prevede, infatti, una ammenda di poche decine di euro per il giornalista che pubblica intercettazioni in maniera illecita. «Le notizie e il diritto di cronaca e la libertà di stampa devono essere sempre garantiti e, allo stesso tempo, deve essere garantita anche la riservatezza del cittadino indagato, che fino a oggi non è stata tenuta in giusto conto», conclusero i parlamentari.
Le intercettazioni, anche non rilevanti, che finiscono sui giornali prima del processo sono una costante del giornalismo italiano. «Una porcheria», per usare le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenuto recentemente sul punto e che ha già annunciato di aver pronta una riforma, da approvare quanto prima, che disciplini diversamente la materia. Si tratterà dell’ennesima riforma, dopo quella del ministro Andrea Orlando (Pd) e del successore Alfonso Bonafede (M5S), nel giro di pochi anni. La riforma Nordio delle intercettazioni, anche se al momento non è ancora stata presentata in Parlamento, determinerà però un prevedibile stop alla discussione della proposta Patriarca e Calderone per evitare “accavallamenti”. «È una iniziativa “di bandiera”, in Commissione giustizia non si contano già più le proposte di legge che in queste settimane sono state presentate. Dovendo fare una scelta, il carcere per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni non mi sembra proprio una priorità», prosegue quindi l’esponente azzurro. Staremo a vedere.