Giustizia

Sallusti con Nordio: "È tempo di spazzare gli spazzini del diritto"

Alessandro Sallusti

L'avevano chiamata la legge "spazzacorotti" e di fronte a un nome così è difficile che qualcuno obiettasse. Fu una grande trovata di marketing quella messa su nel 2019 da Giuseppe Conte e Alfonso Bonafede, un piccolo avvocato di provincia approdato al ministero della Giustizia nello stesso modo e con gli stessi non meriti, tanto per intenderci, con cui il suo compagno Danilo Toninelli divenne contemporaneamente ministro delle Infrastrutture. Quella legge in realtà consegnava alla casta della magistratura e ai suoi referenti politici il controllo assoluto dell'attività politica e amministrativa del paese, una sorta di licenza di uccidere (giudiziariamente) chiunque provasse a mettere in discussione la legittimità, e la legalità, di quel sistema - poi portato in chiaro dalle rivelazioni di Luca Palamara - che ha operato nell'ombra inquinando la democrazia.

 

 

 

Bene, adesso il ministro Carlo Nordio ha deciso che è arrivato il momento di smantellare quell'obbrobrio illiberale e apriti cielo. È partito un fuoco di sbarramento intenso e violento, si ipotizzano scenari da fine del mondo con l'Italia in balìa di trafficanti, mafiosi e corrotti. La cosa che mi colpisce è che su questo palcoscenico salgono a turno per dire la loro magistrati, politici e giornalisti i cui nomi sono esattamente gli stessi che troviamo nell'indice del libro "Il sistema", cioè i compagni di viaggio, i beneficiati e capibanda del sistema Palamara che per vent' anni e passa hanno gestito in modo correntizio, clientelare, politico e fazioso, in altre parole scandaloso, la giustizia italiana.

 

 

 

Non faccio nomi per evitare inutili querele (la loro unica arma di difesa) ma credetemi: non uno solo di chi ogni mattina troviamo a lanciare allarmi democratici in difesa della "spazzacorotti" dalle colonne dei soliti giornali non ha avuto un ruolo importante nel fondare e far crescere quel sistema di potere parallelo e occulto di cui sopra che aveva trovato nel ministro ragazzino Alfonso Bonafede la ciliegina sulla torta per legalizzare le sue malefatte. Ecco, la "spazzacorrotti" non spazzai corrotti- che sempre ci sono stati, sempre ci saranno e sempre andranno combattuti - bensì la democrazia. Lunga vita a Nordio, la sua è una vera battaglia riformatrice liberale nel segno del rigore della trasparenza e della legalità, concetti sconosciuti allo spazzino Bonafede e ai suoi cantori interessati.