Dopo lo smacco-ministri
Nordio, "per risarcire il Cav": l'uomo che marcherà a uomo il ministro
E ora Forza Italia prepara un nuovo assalto a Giorgia Meloni. Finita così-così la partita dei ministri, Silvio Berlusconi adesso chiede (pretende) un "risarcimento" in termini di sottosegretari e presidenti di Commissioni parlamentari. L'odore di cuoio, quello delle poltrone, scatena poi anche la concorrenza interna tra "governisti" e fedelissimi del Cav. Con i secondi che invitano i primi a mollare le posizioni al partito. Primo tra tutti Antonio Tajani, che "non può" coordinare il movimento azzurro dalla Farnesina. Solito registro, un film già visto su "TeleForzaItalia".
Solo che ieri i "governisti" erano Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. Oggi sono Tajani e Anna Maria Bernini. È a loro che Giorgio Mulè si rivolge chiedendo un passo indietro. Il vice presidente della Camera cita il caso di Paolo Zangrillo, che «giustamente» si è posto il problema della «compatibilità» fra il ruolo di ministro e quello di coordinatore in Piemonte. È il momento che anche gli altri facciano un passo indietro lasciando gli incarichi di partito. Prima però arriverà la pratica dei posti di sottogoverno. Berlusconi chiede una decina di caselle, alcune "di rigore" in quei ministeri ai quali Fi tiene tanto (Licia, Ronzulli, neocapogruppo al Senato, conferma: «I sottosegretari li sceglie, come sempre, solo il presidente»). A ciò va aggiunta una decina di Commissioni parlamentari, tra Camera e Senato, tra permanenti, bicamerali e speciali. Silvio ha tanti dirigenti da accontentare. Specie gli ex che non sono stati eletti perché i seggi buoni scarseggiavano.
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LE TRATTATIVE
Proviamo a fare una lista. Prima però un passo indietro. In fase di trattativa il Cavaliere aveva chiesto il ministero della Giustizia. Si è sentito dire di no, era già stato opzionato per Carlo Nordio. Ora il leader azzurro vuole un sottosegretario a Via Arenula. C'è già il nome: Francesco Paolo Sisto. Altra richiesta respinta: il ministero dello Sviluppo economico. Il risarcimento in questo caso è la delega all'editoria. Da affidare a un sottosegretario. Che potrebbe essere Alberto Barachini, ex presidente della Vigilanza Rai. Nella lista berlusconiana c'è anche Giuseppe Moles che, per un gioco di incastri, ha dovuto far spazio in Basilicata, la sua regione, a Elisabetta Casellati, finendo fuori dal Parlamento. Per lui si prevede un ritorno al governo, dopo essere stato in carica fino a ieri l'altro con Mario Draghi. Paolo Barelli, fedelissimo di Tajani, si aspettava la conferma come capogruppo alla Camera. Non è andata così, perché Berlusconi ha preferito Alessandro Cattaneo. Barelli adesso potrebbe trovare una sistemazione al ministero dell'Interno. Poi c'è un caso che fa discutere: è quello di Valentino Valentini. Il consigliere di Berlusconi perla politica estera era in un collegio di frontiera, già consapevole di avere poche possibilità di rielezione. Infatti non ce l'ha fatta. Silvio lo vuole al governo. Alla Farnesina. Perché per lui, che parla millemila lingue, quella è la destinazione naturale. Valentini, però, da giorni è bersaglio di una campagna avversa, per essere stato, in passato, il trait d'union tra Arcore e il Cremlino. Alla fine è possibile che venga dirottato alla Difesa.
I SUDISTI SI AGITANO
C'è inoltre una questione territoriale: Sicilia, Calabria e Campania- Regioni dove Fi ha ottenuto buone performance contribuendo all'8% nazionale - sono rimaste a bocca asciutta. I "sudisti" ora battono cassa e chiedono anche loro un posto al sole. I "sottosegretariabili" sono le siciliane Matilde Siracusano e Gabriella Giammanco; i calabresi Giuseppe Mangiavalori e Francesco Cannizzaro. Quanto alla Campania, raccontano che sia pronta una rosa di nomi. E il coordinatore Fulvio Martusciello all'Adnkronos dichiara: «Forte del risultato ottenuto alle politiche, Fi si aspetta di dare un contributo per la proposta di governo». Non è finita. Perché la lista berlusconiana è ancora lunga: Gregorio Fontana, Valentina Aprea, Andrea Mandelli, Sandra Savino, Stefania Craxi. Senza contare che Tajani poi spinge i suoi (Francesco Battistoni, Alessandro Battilocchio, Maria Spena). Questo è il momento in cui il presidente del Consiglio deve dimostrare generosità verso gli alleati, spiega Maurizio Gasparri: «La storia ci insegna che i governi di coalizione devono tener conto di pesi e di equilibri».