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Vittorio Feltri, l'affondo: i giudici si occupano di peti? Giusto così, a ognuno il suo

Vittorio Feltri
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Ci sono notizie fastidiose soprattutto all'olfatto, ma il cronista le deve comunque raccontare affinché la completezza della informazione non ne soffra. La vicenda che mi accingo a descrivere si è svolta alla Rai, una delle più grandi aziende italiane finanziate dai cittadini. Ecco l'accaduto. Una brava conduttrice del Tg1, Dania Mondini, ha denunciato per stalking cinque colleghi, i quali l'avrebbero costretta a trasferirsi in un ufficio occupato da un'ottima persona, che tuttavia soffre di un disturbo intestinale piuttosto sgradevole: la flatulenza. Per cui la stanza non si può dire sia arieggiata nel modo migliore.

 

 

La giornalista in questione, dovendo suo malgrado aspirare certi fetori, ha protestato vibratamente chiedendo un intervento prima ai vertici aziendali e poi, non avendo ottenuto soddisfazione, addirittura alla giustizia ordinaria. Cosicché oggi sarà obbligata la magistratura a doversi occupare di una causa che evidentemente padroneggia: quella appunto relativa al flatus perfidus, lo dico in latino perché è più chic. È la prima volta credo che il potere giudiziario sia costretto a indagare sulla liceità dei peti e di determinati afrori.

 

 

Non riusciamo nemmeno a immaginare quale fine farà questa grana anale, ma immaginiamo comesi svolgeranno le sedute tribunalizie al termine delle quali i togati dovranno stabilire chi abbia ragione e chi torto. In linea di massima siamo d'accordo con la signora Mondini costretta a lavorare in un ambiente tempestato dalle scorregge, però siamo portati anche ad avere un minimo di solidarietà per l'uomo che, non per colpa sua, è afflitto da un malanno disgustoso quale la flatulenza. Per il giudice che dovrà emettere l'ardua sentenza sarà un compito difficile, anche se sappiamo che egli non sarà impreparato a discettare della materia.

 

 

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