Un primo passo
Giustizia, via libera alla riforma Cartabia: magistrati e politica, stop alle porte girevoli. Nel mirino il Csm
Via libera del Consiglio dei ministri alla riforma della giustizia che prevede modifiche per il Consiglio superiore della magistratura e dell'ordinamento giudiziario con le norme sullo stop alle cosiddette porte girevoli. Secondo le prime indiscrezioni l'ok è arrivato all’unanimità, ma dopo alcune tensioni in mattinata. L'incontro a Palazzo Chigi, infatti, si è concluso una decina di minuti dopo le 14. Inizialmente però era stato convocato in mattinata, alle 10, salvo poi slittare alle 11 iniziando dopo le 12 a causa di un ulteriore rinvio chiesto da Forza Italia.
Sul tavolo il nuovo pacchetto di proposte messo a punto dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia. Non sono mancati dubbi da parte di alcune forze della maggioranza. Dubbi che hanno, come accennato, costretto a rinviare diverse volte il vertice. Non solo, perché proprio per far fronte alle frizioni, il Consiglio dei ministri è stato preceduto da una riunione tra il premier, la Guardasigilli e i capi delegazione dei partiti al governo. Un passaggio quasi doveroso per sciogliere i nodi della riforma sull’organo di autogoverno della magistratura.
Nel corso del Cdm Andrea Orlando, Giancarlo Giorgetti e Roberto Speranza, capidelegazione di Pd, Lega e Leu, avrebbero chiesto di prevedere una distinzione tra i magistrati eletti e magistrati "tecnici", cioè non eletti, per quel che riguarda la possibilità di tornare a svolgere la funzione giurisdizionale.
QUI LA BOZZA DEL TESTO:
1) Per i magistrati eletti "che hanno ricoperto cariche elettive di qualunque tipo o incarichi di governo (da parlamentare nazionale ed europeo, consigliere e presidente di giunta regionale, a consigliere comunale e sindaco) al termine del mandato, non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale". Più nel dettaglio i magistrati ordinari vengono collocati fuori ruolo presso il Ministero di appartenenza. I magistrati amministrativi e contabili "presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero sono destinati allo svolgimento di attività non direttamente giurisdizionali, né giudicanti né requirenti".
2) La bozza della riforma introduce il divieto di esercitare funzioni di giudice o pm mentre si ricoprono incarichi elettivi e governativi, anche se in un territorio diverso. Divieto che vale sia per cariche elettive nazionali e locali, sia per incarichi di governo a tutti i livelli.
3) Nella bozza della riforma del Csm all’esame del Consiglio dei ministri i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno svolto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi (capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento), invece, al termine di queste esperienze per tre anni non potranno svolgere funzioni giurisdizionali. La loro destinazione sarà individuata dai rispettivi organi di autogoverno. La stessa disciplina si applicherà ai magistrati che si sono candidati in politica ma non sono stati eletti.
4) Quanto al meccanismo di elezione del Csm, è previsto infine un sistema misto, basato su collegi binominali, che eleggono cioè ciascuno due componenti del Csm, ma che prevede anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale. Non sono previste liste, ma candidature individuali. I componenti del Csm tornano come in passato a 30: 20 togati e 10 laici. Nel sistema elettorale misto previsto per il Csm trova spazio anche il sorteggio. Servirà ad assicurare che in ogni collegio binominale sia raggiunto il minimo previsto di 6 candidati e per riequilibrare le candidature del genere meno rappresentato