Il morso della pitonessa

Daniela Santanchè vince in tribunale contro Antonio Esposito: "Golpe", "Giustizia un cancro", "presidente da pelle d'oca"? Tutto lecito

Daniela Santanché vince contro il giudice Antonio Esposito. Il tribunale civile di Roma ha infatti rigettato la richiesta di risarcimento dei danni promossa dalla toga, presidente della sezione feriale della Cassazione che condannò Berlusconi per frode fiscale nell'ambito del processo Mediaset, contro l'esponente di Fratelli d'Italia. Con la sentenza dell'11 gennaio, infatti, il tribunale ha escluso la natura diffamatoria delle espressioni usate dalla Santanchè contro il giudice.

Di cosa stiamo parlando? Presto detto: finalmente si può dire che la condanna contro Berlusconi in Cassazione per frode fiscale fu un "golpe", un "colpo di Stato". Finalmente si può dire che quella sentenza fu "una pronuncia politica, ideologica", la quale non aveva "niente a che vedere con lo Stato di diritto". E ancora, la Santanchè si era scagliata contro Esposito definendolo "un presidente che farebbe venire la pelle d'oca a chiunque". E si può insomma anche dire che "la giustizia è come un cancro".

 

 

Queste infatti le durissime parole pronunciate dalla pitonessa contro il giudice Esposito, il presidente di sezione della Cassazione che il 1 agosto 2013 confermò e rese definitiva la condanna del Cavaliere. Da quel giorno, da parte di Esposito, una lunga serie di querele o citazioni in giudizio contro chi ha criticato la sentenza, indicandone aspetti oscuri e controversi. Si pensi che lo scorso mese, in un colpo solo, sono stati rinviati a giudizio 14 tra politici e giornalisti.

 

 

Anche la Santanchè, va da sé, era finita nel mirino di Esposito: nel 2019 la causa civile con richiesta di risarcimento pari a 150mila euro per alcune interviste e dichiarazioni. Ma per Esposito, in questo caso, finisce con un buco nell'acqua. Con una clamorosa sconfitta. Secondo il giudice che ha assolto la Santanchè, Silvia Albano della sezione "diritti della persona" del tribunale civile di Roma, "è chiaro che espressioni come colpo di stato o sentenza politica per eliminare Berlusconi non fossero riferibili a fatti storici dimostrabili, ma fossero evocative di una gestione del potere giudiziario". Un trionfo, per la Santanchè.