Scandali italiani

Silvia Tortora, "mai chiesto scusa": il padre Enzo e un dramma segreto, quella sua ultima tragica accusa

Un dolore enorme, quello di Silvia Tortora per l'ingiustizia subita dal padre Enzo Tortora, arrestato il 17 giugno 1983 quando era all'apice del successo televisivo sulla base delle testimonianze di falsi collaboratori di giustizia. Un dolore vissuto però sempre con discrezione e pudore. Nel giorno della morte della giornalista a Roma, a soli 59 anni, molti colleghi ricordano la figlia di Enzo e sorella di Gaia Tortora, vicedirettore del TgLa7 di Enrico Mentana, celebrandone proprio la riservatezza e la sobrietà. "Quanto devono averti pesato, ed esserti costate, quelle infondate, false accuse: spaccio - ricorda su HuffingtonPost Valter Vecellio, storico giornalista del Tg2 -, detenzione, uso di sostanze stupefacenti, affiliazione alla camorra, perfino l’essersi appropriato di fondi da destinare ai terremotati. Quel lungo calvario che ha portato Enzo a prematura morte. Uno dei momenti più oscuri e melmosi dell’Italia di questi anni; ancora oggi si fatica a crederci".

 

 

 

 

Il pubblico ministero Diego Marmo definì il presentatore televisivo di Portobello un "cinico mercante di morte". I magistrati diedero credito alle farneticanti "verità" di Giovanni Pandico, "un camorrista schizofrenico, sedicente braccio destro di Raffaele Cutolo" che solo alla quinta testimonianza, sottolinea Vecellio, si ricordò che Tortora era "camorrista". Oppure a quelle di Pasquale Barra ’o animale, "un tipo che in carcere uccide il gangster Francis Turatello e ne mangia l’intestino". 

Vecellio intervistò Silvia Tortora per il Tg2 e qui riportiamo testualmente le risposte della figlia e giornalista, laconiche e drammatiche, che il collega ha voluto riproporre su HuffingtonPost

D - Quando suo padre fu arrestato, oltre alle dichiarazioni di Panico e Barra cosa c’era?
R - “Nulla”.
D - Suo padre è mai stato pedinato, per accertare se davvero era uno spacciatore, un camorrista? 
R - “No, mai”.
D - Intercettazioni telefoniche?
R - “Nessuna”.
D - Ispezioni patrimoniali, bancarie?
R - “Nessuna”.
D - Si è mai verificato a chi appartenevano i numeri di telefono trovati su agende di camorristi e si diceva fossero di suo padre?
R - “Lo ha fatto, dopo anni, la difesa di mio padre. E’ risultato che erano di altri”.
D - Suo padre è stato definito cinico mercante di morte. Su che prove?
R - “Nessuna”.
D - Suo padre è stato accusato di essersi appropriato di fondi destinati ai terremotati dell’Irpinia. Su che prove?
R - “Nessuna. Chi lo ha scritto è stato poi condannato”.
D - Qualcuno le ha mai chiesto scusa per quello che è accaduto?
R - “No”.