L'ultimo scandalo
Rigopiano, 5 anni dopo lo sfregio ai 29 morti e alle famiglie: verso la prescrizione. Se questa è giustizia...
Il 18 gennaio saranno ben 5 anni dal giorno della tragedia di Rigopiano, quando un intero hotel venne travolto e raso al suolo da una valanga nel comune di Farindola, in Abruzzo. Persero la vita 29 persone. Pur essendo trascorso molto tempo, il processo sembra essere infinito. Per certi versi è possibile dire che debba ancora iniziare. L'iter, infatti, come riporta La Stampa, è ancora in una fase preliminare. E a rallentare i tempi è il possibile slittamento di una super perizia ordinata dal tribunale. Prevista per il 28 gennaio, potrebbe essere spostata a causa della complessità tecnica della materia
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Nello stesso giorno dovrebbe tenersi pure l'udienza per il rinvio a giudizio dell’ex sindaco di Farindola, Antonio De Vico, colpevole secondo l'accusa di aver fatto costruire l'hotel in quella zona. A differenza di quest'ultimo, gli altri 29 imputati hanno scelto il rito abbreviato. Il rischio, però, è che i reati cadano in prescrizione. Una situazione che tormenta i familiari delle vittime, desiderosi di giustizia per se stessi e i propri cari. I reati contestati - sottolinea il quotidiano torinese - vanno dal crollo di costruzioni all’omicidio e lesioni colpose, dall’abuso d’ufficio al falso ideologico.
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"Per accelerare i tempi sarà determinate la super perizia", ha detto Paola Ferretti, madre di Emanuele Bonifazi, l'addetto alla reception dell’hotel morto a 31 anni. Poi, in preda allo sconforto, ha aggiunto: "Speriamo che questo sia l’anno giusto perché oramai il vaso è colmo. Mi sento una cittadina ferita perché il nostro sistema giudiziario offre più diritti agli imputati che alle vittime". Demoralizzato anche il papà di Jessica, Mario Tinari: "La giustizia italiana purtroppo funziona molto male, è troppo burocratica, troppo farraginosa, alcuni reati rischiano la prescrizione e io sinceramente dopo 5 anni non mi fido più". Francesco D’Angelo, fratello gemello di Gabriele, morto a 32 anni mentre lavorava come cameriere, ha detto: "La sentenza di questo processo è già stata scritta e non è a favore dei nostri morti".
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