Malagiustizia tricolore

Ilaria Capua, "la trafficante di virus": il dramma giudiziario che ha travolto la virologa, una storia che fa paura

Gianluca Veneziani

È una sintesi di tutti i mali italici la pellicola Trafficante di virus, che sarà presentata in anteprima al Torino Film Festival il 27 novembre e visibile nelle sale dal 29 novembre al 1° dicembre. È la somma di complottismo anti-scientista, malagiustizia e macchina del fango il racconto della vicenda che ha portato la virologa Ilaria Capua, eccellenza della ricerca italiana, a venire indagata, sputtanata sui giornali e infine "costretta" a lasciare il nostro Paese, sebbene il procedimento giudiziario a suo carico si fosse risolto in un proscioglimento completo. In un Paese normale la scienziata, ora volto noto tv grazie ai suoi interventi sul Covid, sarebbe stata tributata per aver sviluppato all'alba degli anni 2000 la prima strategia di vaccinazione contro l'aviaria e poi per aver depositato la sequenza genetica del virus in un database aperto a tutti, facendo un servizio alla trasparenza della scienza e all'accessibilità dei suoi dati. In Italia invece la virologa ha dovuto scontare le pene dell'Inferno, venendo messa alla gogna, pur se innocente.

Il film, basato sul libro della Capua Io, trafficante di virus. Una storia di scienza e di amara giustizia, diretto da Costanza Quatriglio e con la brava Anna Foglietta nelle vesti di Irene Colli, personaggio direttamente ispirato alla virologa, racconta il calvario umano e la trafila giudiziaria della scienziata, che si ritrova accusata di aver trafficato ceppi virali allo scopo di creare vaccini contro l'influenza aviaria, sui quali lucrare. In questo scenario appare innanzitutto l'accanimento giustizialista, la lentezza e l'insipienza di una certa magistratura, che prima la coinvolge in un'inchiesta nel 2006, poi lascia cadere il fascicolo nel dimenticatoio, senza emettere alcun avviso di chiusura delle indagini preliminari. Improvvisamente però l'inchiesta riemerge nel 2014, quando la Capua è già stata eletta deputata, con accuse pesantissime come associazione a delinquere, traffico illecito di virus, epidemia e tentata strage. Peccato che nessuna di quelle accuse si rivelerà fondata e la virologa sarà prosciolta nell'estate 2016 con formula piena, perché «il fatto non sussiste».

 

 

Alla base del suo ingiusto tormento c'è anche però una certa ideologia antiscientifica e complottista che intravede in ogni epidemia una strategia occulta e delle finalità subdole, ossia il tentativo di creare ad arte e diffondere virus allo scopo di arricchire laboratori di ricerca e case farmaceutiche. È una visione, ahinoi, che abbiamo visto ripresentarsi, e con prepotenza, anche in tempi di Covid, grazie - si fa per dire - a quegli "illuminati" convinti che la pandemia fosse una macchinazione per fare gli interessi economici di Big Pharma o addirittura un'invenzione per costringerci alle vaccinazioni di massa. In questa brutta faccenda raccontata dal film c'è però anche tutto il male del nostro sistema di informazione, coi giornaloni pronti a spalare melma sul malcapitato di turno, additandolo di ogni nefandezza a indagini ancora in corso.

Nella fattispecie fu L'Espresso assolto poi dall'accusa di diffamazione, ma per cui restò sub iudice l'accusa di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale - nel 2014 a dare la notizia dell'iscrizione della virologa nel registro degli indagati, con tutto l'elenco dei reati che le venivano contestati: al danno di essere indagata si aggiunse così per la Capua la beffa di venirlo a sapere dai giornali.

 

 

 

Ma questo racconto è soprattutto la fotografia del degrado intellettuale e morale del nostro Paese che, per inimicizie, invidie, pressapochismo, ha lasciato che una delle sue migliori scienziate fosse indotta a espatriare e ad esercitare la sua libera attività scientifica in Florida, mettendo a frutto il suo talento altrove. Ed è lo specchio della cattiva coscienza che poi ha portato i media nostrani a richiamarla come esperta "da remoto" durante l'emergenza Covid, accorgendosi tardivamente di quanto la Capua fosse non solo innocente ma anche risorsa preziosa per la scienza.