Dritto al punto
Vittorio Sgarbi contro la magistratura: "Prolungare le ferie è ridicolo, ma se le toghe non lavorano fanno meno danni"
Si fa presto a dire ferie. E lo stress pre-vacanza e post-vacanza dove lo mettiamo? E allora c’è da capirli, i magistrati, poveretti. Come ha raccontato ieri Libero, hanno bisogno di un periodo di decompressione prima di staccare e di un periodo cuscinetto dopo le ferie per ammorbidire il ritorno a lavoro. Cosicché, tra cuscinetti e materassini, finiscono per accumulare 45 giorni di ferie. Un'enormità. Chissà che ne pensa un lavoratore instancabile come Vittorio Sgarbi.
Sgarbi, ieri abbiamo documentato il caso di una giudice di Varese che si prende 15 giorni cuscinetto oltre a 30 giorni di ferie. Un mese non bastava?
«È evidente che prolungarsi le ferie è un po' ridicolo, anche se la presenza in ufficio non è garanzia di buone sentenze. Un magistrato può svolgere bene la propria funzione anche in smart working».
Il Csm legittima il prolungamento delle ferie sostenendo che è funzionale al «pieno recupero delle energie psicofisiche». Fare il pm oil giudice è un mestiere più stressante di altri?
«No, non particolarmente. Ogni mestiere fatto bene richiede impegno. Il punto è farlo bene...».
Renzi aveva ridotto le ferie dei magistrati da 45 giorni a 30. Riprendersi quei 15 giorni è un atto politico contro di lui?
«Renzi è talmente entrato nelle attenzioni dei magistrati che, per procedere contro di lui, i giudici non hanno bisogno di ferie. Anche la celerità dei processi contro di lui, come contro Berlusconi, è sempre garantita».
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Lei ha firmato il referendum sulla giustizia. Aggiungerebbe, tra i quesiti, la richiesta che i magistrati non godano più di un periodo di ferie prolungate?
«No, perché così contraddirei un principio a cui credo: i magistrati meno lavorano, meglio fanno. Fosse per me, darei 11 mesi di ferie ai magistrati. L'unica vera tranquillità è quando non procedono».
Nei Paesi del Nord Europa i processi sono più veloci. È l'etica protestante a portare i giudici a lavorare più celermente, laddove da noi subiscono l'indolenza dell'etica cattolica?
«In realtà questa svogliatezza dei giudici è auspicabile, perché così fanno meno danni. La loro difficoltà di arrivare al fondo di un procedimento deriva dal fatto che hanno una grande quantità di processi inutili, di cui non sanno come sbarazzarsi».
Ma i tempi della giustizia sono lunghi anche per le troppe ferie di chi deve giudicare?
«Indubbiamente lo sono anche per questo. Ma io preferisco che i processi siano lunghi, non corti. Quando sono lunghi, sono garanzia di giustizia, perché scatta la prescrizione. Quando sono corti, sono invece garanzia che i magistrati faranno quello che vogliono».
La riforma Cartabia servirà davvero a scongiurare lo stop alla prescrizione?
«Per certi versi ha ristabilito, dal secondo grado in poi, una prescrizione veloce, sulla base del principio che è inutile tenere in piedi molti processi. E cioè tutti quelli che riguardano reati insignificanti».
L'unica cosa che non andrà mai in prescrizione sono le vacanze dei magistrati?
«Mail vero problema non sono le ferie, è la loro mentalità. Anche se avessero meno vacanze, non lavorerebbero di più, perché invocherebbero la complessità del procedimento. Un altro problema è la discrezionalità delle loro indagini: essi non sono tenuti ad analizzare un fascicolo in un periodo ristretto. Ogni magistrato può metterci il tempo che vuole. E in questa loro libertà sta la facoltà di non fare niente».
Lei è stato coinvolto di recente in un paio di indagini (in un caso è già stato prosciolto). C'è un accanimento dei pm contro di lei?
«No, sono solo delle idiozie determinate dall'eccesso di attività dei magistrati con le intercettazioni. Fortuna che gran parte di esse vengono subito smontate dai bravi giudici. Sonoi magistrati dell'accusa a lavorare male, mentre i gup possono essere persone intelligenti».
Quale quadro rappresenta di più l'ozio dei magistrati e le lungaggini dei processi?
«Cristo dodicenne tra i dottori di Dürer: vi si vedono giochi di mani che rappresentano bene il cavillare dei giudici».
Se Dio fosse un magistrato italiano, ritarderebbe il Giudizio Universale per prendersi le ferie?
«Sì, lo sospenderebbe e direbbe: "C'è tempo per il Giudizio Universale, meglio rimandarlo"».
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