Punto di non ritorno
Procura di Milano, la bomba al Csm: "Pressioni per condizionare le sentenze". Dai giudici la più grave accusa ai pm
La magistratura ha toccato il suo punto di non ritorno con la ribellione di quasi tutti i pubblici ministeri contro il capo Francesco Greco e in difesa del collega Paolo Storari. La partita più importante si gioca oggi davanti al Csm, quando sfileranno le toghe milanesi. Ma già ieri, 26 luglio, è stato sentito Marco Tremolada, il giudice del caso Eni che il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale (con la benedizione o almeno la tolleranza di Greco) ha cercato di infangare usando i verbali di Amara, per impedirgli di assolvere gli imputati. Cosa il magistrato abbia detto non è dato sapersi, ma - come riporta Il Giornale - pare che sia Tremolada che il suo superiore diretto, il presidente del tribunale Roberto Bichi, abbiano confermato le pressioni della Procura per condizionare l'esito del processo Eni.
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Saranno loro, con le loro carte e le loro rivelazioni, a decretare le sorti di Storari, di cui il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi ha chiesto la rimozione immediata da Milano in quanto nocivo alla "serenità" dell'ufficio. Storari nell'aprile del 2020 aveva consegnato i verbali segretati sulla presunta associazione segreta "Loggia Ungheria" (associazione in grado di condizionare nomine in magistratura e in incarichi pubblici) all'allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo.
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In difesa di Storari è scesa in campo mezza Italia della categoria. Compreso Articolo 101, la agguerrita corrente di minoranza dell'Associazione nazionale magistrati. È possibile - si legge in un comunicato - che "l'unico chiamato a risponderne sia Storari"? Ma soprattutto viene sollevato il problema della "credibilità del procuratore generale Giovanni Salvi": "È noto che il procuratore generale appartiene alla corrente a cui per tradizione è affidata la guida della Procura di Milano, scena principale dello spettacolo in cui si inserisce la condotta contestata a Storari".