battaglia solitaria
Marco Travaglio sbotta per il via libera del M5s alla riforma della giustizia: "A 90 gradi al cospetto di Sua Maestà"
Marco Travaglio non rimane inerme di fronte alla disfatta del Movimento 5 Stelle. Il direttore del Fatto Quotidiano infatti preferisce prendersela con Mario Draghi e Beppe Grillo. Il motivo? Aver approvato la riforma della giustizia, o meglio, quello che lui definisce "Salvaladri". "Draghi - scrive nell'editoriale del 10 luglio - si conferma il nuovo capo politico dei 5Stelle, rendendo superflua la trattativa con Conte; Grillo si conferma il garante non del M5S, ma di Draghi".
Il re dei manettari ha visto il suo carissimo M5s piegarsi alla volontà del premier che sul tema aveva chiesto esplicitamente unità. Ma i grillini, a suo dire, sono in buona compagnia: "Una menzione speciale - prosegue - a Pd e LeU, non pervenuti nella discussione perché già a 90 gradi al cospetto di Sua Maestà, che ingoiano senza un ruttino la quintessenza del berlusconismo contro cui avevano finto di battersi per 27 anni, fregando milioni di elettori".
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Poi Travaglio si lascia andare all'ennesima lezione di giustizia, per cui è molto meglio una riforma sostenuta da un ex dj (Alfonso Bonafede) che quella dell'ex presidente della Corte Costituzionale, nonché l'attuale ministro Marta Cartabia. Il motivo? Eccoli elencati: "I 2 anni - scrive in riferimento alla prescrizione - non si calcolano dalla prima udienza alla sentenza, ma da quando viene proposto l'appello (dopodiché passano mesi, a volte anni, prima che inizi il dibattimento). 2) Se anche la durata media dei processi d'appello fosse 2 anni (falso: è di 2 anni e 3 mesi), vorrebbe dire che metà dei processi durano di più e l'altra metà di meno. Quindi, a spanne, diventerebbe improcedibile (cioè morto) un processo d'appello su due". Insomma, Travaglio ancora una volta tenta il tutto per tutto per remare contro il governo che ha defenestrato Giuseppe Conte.