In manette
Piero Amara, chat criptate e nomi in codice nella rete politica: chi è "Escobar"? Spunta il nome di Elisabetta Casellati
Il "metodo Amara" era caratterizzato da "serialità e modalità spregiudicate". E' quanto emerge dalla inchiesta di Potenza che è rilevante per diversi motivi, dall'incrocio con altre indagini (a Milano e a Roma) al metodo investigativo, che depotenzia le "mezze verità" di Amara e punta su riscontri esterni: intercettazioni, 80 testimonianze, conti correnti. E chat non criptate. Perché comunicavano sulla piattaforma Wickr con cancellazione automatica e nomi in codice: Escobar, Peter Pan, Zorro e Minc***.
L'avvocato siciliano che ha parlato di una presunta Loggia Ungheria procedeva così: prima adescava un pm di provincia ambizioso poi otteneva da esso "lucrosi incarichi" per terzi e "benevoli trattamenti giudiziari" per i clienti, nonché impunità per i suoi guai. In cambio, rivela La Stampa, "con abile capacità organizzativa e manipolativa" metteva a disposizione la sua "rete romana" per "soddisfarne le esigenze di carriera" al Csm. Insomma, Amara garantiva l'accesso a "soggetti dotati di alte cariche istituzionali". Spuntano quindi i nomi di Luca Palamara, Paola Balducci ed Elisabetta Casellati, che peraltro "Capristo, a Trani, mentre la sua Procura indagava su Berlusconi, riceveva 'con un comportamento troppo ospitale', al punto da 'invitarlo a pranzo a mangiare frutti di mare"', si legge nell'articolo, "invito per cui Ghedini 'si schernì'".
In Parlamento Amara arriva a Luca Lotti quando Matteo Renzi è premier, a Francesco Boccia e Denis Verdini. Fuori dal Parlamento c'è l'imprenditore Andrea Bacci, "vicino alla famiglia Renzi", Cosimo Ferri leader di Magistratura Indipendente, già membro del Csm, all'epoca sottosegretario alla Giustizia nella terra di mezzo tra Berlusconi e Renzi. E poi il poliziotto Filippo Paradiso "a libro paga" e in "simbiosi affaristica" con Amara, vicino al centrodestra, aspirante deputato, nel 2018 entrato prima nella segreteria di Salvini e del grillino Sibilia al Viminale e poi, sponsorizzato da Gianni Letta, nello staff della Casellati a Palazzo Madama con la quale era "amico" anche ai tempi del Csm "visto che nel 2016 procura al pm siciliano Giancarlo Longo (su richiesta di Amara) un «incontro informale» con lei in un bar di piazza Indipendenza. Davanti a un caffè, Longo le consegna il suo curriculum; «lei fu molto cordiale e lo inserì in una cartellina» (Casellati non ricorda)", si legge ancora.
Ma non finisce qui. "La parabola di Capristo, che Paradiso presenta ad Amara e Amara a Lotti, è emblematica del «livello osmotico» di un «estesissimo rete relazionale»", scrive La Stampa. "Nel 2015, in scadenza a Trani, si muove per un nuovo incarico. Al Csm diffidano. Di Capristo si dicono «cose pessime», scrive Palamara in chat. Nonostante la relazione in suo favore della Casellati, l'appoggio del centrodestra, di Unicost e Magistratura Indipendente, Capristo perde dopo un drammatico voto la corsa alla procura generale di Bari". Quindi, poco dopo, è in lizza per la Procura di Taranto. "«Amara vive per portare Capristo a Taranto e contatta o fa contattare» mezzo Csm, dice ai pm Giuseppe Calafiore, suo socio e compagno di merende giudiziarie. Balla un voto nella commission nomine, si spacca il fronte progressista. La Balducci relazionale per Capristo. La Casellati lo difende. La «insistente operazione di raccomandazione, sollecitazione e persuasione» ha successo. In chat, Palamara commenta: «Purtroppo troppe cose mi hanno schiacciato». Dopo il voto del Csm, «cena della vittoria» a casa di Amara". E questo è il metodo Amara.