L'evento

AI, imprese e lavoro: opportunità, rischi, cautele

Il tema, insieme a tanti altri, è stato al centro del convegno Adnkronos Q&A “Trasformazione digitale, dentro l’AI”, svoltosi al palazzo dell’Informazione a Roma. Come gestire la rivoluzione digitale nel rispetto dei diritti e della sicurezza.


Ogni grande rivoluzione tecnologica e digitale stupisce e spaventa allo stesso tempo, e talvolta può generare diffidenza e dubbi di ogni tipo. Parliamo della sfida più grande che la nostra società ha ormai abbracciato da tempo e con la quale ci stiamo abituando a fare i conti quotidianamente: l’Intelligenza Artificiale. Di questo si è discusso nell’ambito dell’evento Adnkronos Q&A “Trasformazione digitale, dentro l’AI”, svoltosi al palazzo dell’Informazione a Roma il 19 novembre. L’accelerazione nell’impiego dell’AI in particolar modo nel business e nell’organizzazione del lavoro, ma anche i nuovi dubbi sulle conseguenze che questa “velocità” avrà nel mondo produttivo, con l’offerta che cambia e nuove competenze che si affermano, sono stati i temi affrontati e discussi da rappresentanti delle Istituzioni e del Governo, esponenti del mondo delle imprese, dell’Università e della ricerca scientifica. 
Non vi è dubbio che la “rivoluzione AI” è una delle più complesse e discusse, anche per via delle sue implicazioni profonde, poiché non svolge solo funzioni meccaniche, ma è in grado di acquisire dati e informazioni che le permettono di interagire con l'ambiente, a tutti i livelli.  Giocoforza, l'AI rappresenta un'importante opportunità di crescita per l'ecosistema economico e sociale con possibili applicazioni in diversi settori. 


L’Intelligenza artificiale si nutre e si alimenta anche grazie alla corretta informazione e alla formazione di una forte coscienza civile nei cittadini. Un principio, questo, fortemente evidenziato da Alberto Barachini, Sottosegretario Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, nel suo intervento. 
“Il Governo ha lavorato e sta lavorando per allinearsi alle iniziative europee e, in alcuni casi, per anticipare alcuni contenuti per quel che riguarda le norme di difesa del copyright e del mondo editoriale in genere. È molto importante rendere edotti e consapevoli i cittadini su quello che è prodotto dall’uomo e quello che è algoritmico. Un giovane su tre, oggi, non riconosce una fake news”.  “Le aziende editoriali - continua Barachini-   si sostengono non solo grazie agli introiti pubblicitari ma anche grazie alla capacità di creare contenuti protetti dal diritto d’autore. Se salta questa garanzia si mettono in difficoltà tutti i sistemi editoriali.  La destrutturazione della capacità informativa si trasforma in una decostruzione della capacità di formarsi una coscienza civile”. 

“Per anni l’Intelligenza artificiale è stata sottovalutata dalle istituzioni, sia a livello nazionale che internazionale. Oggi abbiamo finalmente messo l’IA al centro dell’agenda politica e strategica -ha dichiarato Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega a Innovazione tecnologica e transizione digitale, intervenendo ai lavori - Oltre 53 università offrono corsi specializzati in IA e un dottorato nazionale attivo. Stiamo lavorando per attrarre investimenti strategici nelle infrastrutture digitali. Grandi aziende hanno scelto l’Italia per i loro data center, con investimenti complessivi di oltre 5,5 miliardi di euro. Il nostro obiettivo è garantire che questa rivoluzione tecnologica sia un’opportunità per tutti, sviluppata in modo etico, sicuro e inclusivo. Grazie all’impegno del Governo, siamo pronti a guidare questa trasformazione”. 


Una sfida significativa che richiede tuttavia cautela e consapevolezza nell’approccio, come ha raccomandato il filosofo Luciano Floridi, founding director del Digital Ethics Center all’Università di Yale, intervenendo al convegno.  Floridi ha sottolineato come “L'intelligenza artificiale oggi nel business si stia rivelando disruptive perché incide soprattutto su alcuni equilibri con una trasformazione continua dei mercati, con una forte ibridizzazione dell’offerta, e sulle aspettative (di tutti gli stakeholder) che sono notevolmente cresciute”. Floridi non teme di parlare di “eclissi dell’analogico” ma senza forzare i termini negativi che tale cambiamento presuppone. Ovvero, come spiega nel suo intervento, “la trasformazione deve andare di pari passo con la chiara presa di coscienza dei veri rischi dell’accelerazione dell’AI nelle vite di ciascuno di noi. Tuttavia, oggi tra le opportunità c’è sicuramente l’integrazione, ossia la capacità di integrare in un’azienda tutte le nuove opportunità e soluzioni, mentre tra i rischi c’è quello di lavorare soltanto sui dati, perdendo di vista chi c'è dietro. A questo si può rimediare solo a patto che non si trascurino mai le reali esigenze della propria azienda, partendo da quello che si può già fare ad intelligenza zero in modo che il controllo umano e la visione di dove si vuole arrivare sia di tipo manageriale”. 

Durante i lavori del convegno è stata presentata e commentata un’indagine non statistica sul tema, condotta tra gli utenti del sito Adnkronos e dei canali social. Il sondaggio ha confermato dubbi e cautele da parte degli utenti, “divisi a metà” su alcuni aspetti rilevanti, in particolare la presenza ormai piena dell’AI nella vita di tutti i giorni, sia pur in maniera invisibile (48%) e la paura che possa far perdere il posto di lavoro (52%); quasi 9 utenti su 10 ritengono che occorra introdurre norme e limiti al suo utilizzo, mentre soltanto 1 utente su 5 si sente adeguatamente informato su come l’AI influenzerà la propria vita. In pochi, inoltre, dichiarano di utilizzare in maniera stabile piattaforme come Chatgpt (16%) e 3 utenti su 10 non ritengono di dover migliorare le proprie competenze digitali. 


Insomma, se da una parte l’intelligenza artificiale in tutte le sue forme rappresenta la più grande opportunità del terzo millennio, dall’altra il suo buon utilizzo richiede un approccio rigoroso alla gestione del rischio. Come dire, una strategia che garantisca uno sviluppo e un uso nel rispetto di standard di sicurezza, equità, integrità e fiducia. “Non credo che l’IA potrà avere un futuro distopico, credo invece che sia una risorsa fondamentale per competere sulla scena internazionale ma che vada governata - ha esordino Nunzia Ciardi, Vicedirettore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale -   È necessaria una transizione ma, nel caso dell’Italia, con un algoritmo che parli la nostra lingua, addestrato con dati propri, con un’autonomia tecnologica che l’Italia e l’Europa devono sviluppare per ridurre la dipendenza tecnologica. L’agenzia della cyber sicurezza ha a cuore tutti questi temi ma in particolare quello della sicurezza, perché è evidente che l’applicazione dell’IA può diventare una minaccia ma può servire anche a difendersi, perché si può monitorare in tempo reale una grande quantità di dati che possono prevedere gli attacchi informatici”.


Oltre alla sicurezza, il settore a cui guardare con attenzione è sicuramente il mondo del lavoro, delle imprese e della competitività. “Nei prossimi anni oltre il 40% delle ore lavorate sarà supportato dall'intelligenza artificiale - ha spiegato Maximo Ibarra, Ceo Engineering - Questo ci fa capire che nell'evoluzione tecnologica, che corre velocemente e non è destinata a fermarsi, l'essere umano che non usa l'Ai sarà sostituito dall'essere umano che usa l'Ai. È fondamentale, quindi, investire in formazione, per fare in modo che i vantaggi generati dalle tecnologie all'avanguardia siano alla portata di tutti”.