Comparto in difficoltà

Energia, Casasco e Squeri (Forza Italia): "Raccogliere l'allarme dell'industria, sostegno al settore acciaio"

"I dipartimenti Economia ed Energia di Forza Italia fanno proprio l'allarme lanciato dalle organizzazioni imprenditoriali sul caro energia, che sta mettendo in grande difficoltà interi settori, in particolare gli energivori dell'acciaio, della meccanica, del vetro, della carta, della ceramica, della chimica, dell'estrattivo e dell'alimentare. Consapevoli che la questione energetica è centrale per la competitività e la sicurezza del Paese, abbiamo avanzato proposte su questo tema sin dall'inizio della crisi, a metà 2021. Si condividono quindi l'iniziativa di Confindustria di puntare a un prezzo unico dell'energia europeo, per evitare che i vari Paesi si facciano concorrenza tra loro, e le pressanti richieste del manifatturiero, avanzate da Confapi, di potenziare le garanzie pubbliche e le misure di sostegno".

E' quanto dichiarano in una nota Maurizio Casasco, deputato di Forza Italia e responsabile del dipartimento economia del partito e Luca Squeri, deputato azzurro e responsabile del dipartimento energia. "Nel 2024, gli energivori italiani -sottolineano- stanno pagando l'elettricità mediamente a 110 euro per MWh contro i 40 in Francia, i 60 in Germania e i 62 in Spagna. Le misure già adottate, quali la riduzione degli oneri di sistema, l'interconnector e l'interrompibilità, hanno ridotto i costi, ma non sono stati sufficienti a colmare il gap con gli altri competitors europei. A gennaio 2025 sarà operativo l'energy release, proposto da Forza Italia già dal febbraio 2022, che prevede una cessione di energia elettrica a prezzo agevolato, in cambio investimenti in rinnovabili dei beneficiari". "Sull'acciaio italiano- affermano- oltre ai costi energetici, si sta addensando una tempesta perfetta: la crisi cinese fa si che la sua sovracapacità produttiva sia venduta sottocosto, con il risultato che la Cina sta esportando acciaio al ritmo di 10 milioni di tonnellate al mese. Il prodotto lavorato cinese (bramme) costa oggi meno del nostro rottame di ferro"  ''I dazi europei, giudicati troppo bassi dall'industria di settore -spiegano Casasco e Squeri- vengono aggirati tramite triangolazioni con Stati terzi. Negli anni scorsi era l'Indonesia, oggi è il Vietnam. Nel 2020 nella sua veste europea, Tajani sollecitò la Commissione a intervenire con maggiore rapidità e decisione. Rinnoviamo questa sollecitazione.I forni elettrici, di cui si sta dotando la siderurgia italiana, hanno come materia prima il rottame di ferro, ma questo può essere esportato extra UE con facilità: quest'anno dall'Europa ne sono uscite 18 milioni di tonnellate, un terzo del fabbisogno, dirette per lo più in Turchia.Il rottame nazionale è la nostra miniera casalinga, esportarlo è un controsenso poiché l'Italia è strutturalmente in deficit".

"La tensione sui prezzi, a causa dell'esportazione -avvertono- è un altro colpo alla competitività delle nostre aziende. Il rottame è l'espressione dell'economia circolare delle nostre aziende elettrosiderurgiche virtuose. Prima di aprire nuove miniere, pensiamo a trattenere quanto serve di questo fattore produttivo critico.Le norme sulla notifica delle esportazioni di rottami oltre determinate quantità, recentemente aggiornate, si sono rivelate inefficaci. I materiali in uscita vengono spezzettati in più spedizioni e la richiesta di Forza Italia di effettuare, oltre ai controlli doganali, controlli fisici sugli spedizionieri, non è stata ancora attuata" "Da tutto questo -spiegano Casasco e Squeri- consegue che la produzione nazionale di acciaio è ridotta alle quantità del periodo COVID, anche a causa del fermo dell'ex ILVA, e i sindacati di settore segnalano che la cassa integrazione è triplicata nell'ultimo anno.Oltre a quanto proposto dalle organizzazioni imprenditoriali, c'è bisogno di un piano industriale di respiro europeo ed è necessario fermare l'emorragia dei costi e della materia prima. È necessario rivedere il meccanismo dei dazi ivi compreso quello del CBAM, il dazio ambientale all'ingresso che va completamente rivisto, come chiesto da Forza Italia alcuni mesi fa, in quanto particolarmente penalizzante per la nostra manifattura, essenzialmente di trasformazione".

"Abbiamo proposto-scrivono gli esponenti azzurri- di aumentare significativamente la dotazione del Fondo efficienza energetica delle industrie energivore, che oggi è alimentato da una frazione assai ridotta, rispetto agli altri Stati europei, dei 3,5 miliardi del gettito delle quote CO2.Abbiamo interrogato ieri il Ministro Pichetto per valutare iniziative in sede UE volte ad approfondire la possibilità di disaccoppiare sul mercato all'ingrosso il prezzo dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, non soggetta alle fluttuazioni prezzo del gas, da quella prodotta da fonti fossili, su cui gravano anche i costi della CO2. Il Ministro, particolarmente sensibile a queste istanze, ha rassicurato che una iniziativa italiana in questo senso è in corso".