Carlo Verdone al Festival di Todi per ritirare il premio Proietti

Annamaria Piacentini

Questo festival ha avuto il tutto esaurito. Dire che Paolo Genovese come direttore artistico sia stato un genio, è poco. A Todi, dove il freddo è arrivato a sorpresa nessuno ha rinunciato a vedere sul palco Genovese e Verdone: teatro all'aperto con indosso sciarpa, giacca e cappello, ma ne è valsa la pena, perchè non seguire il programma previsto sarebbe stato un errore . Sapevamo già che la serata sarebbe stata  piena di sorprese, come il racconto del percorso cinematografico da attore e regista di Carlo. A  presentare questo appuntamento la bellissima Gabriella Germani , attrice e imitatrice di talento. Il festival promosso dalla Regione Umbria e dal comune di Todi , di cui è sindaco Antonino Ruggiano,  ha attenuto un sold out come non è mai accaduto in altri festival . A Verdone è stato consegnato il Premio Gigi Proietti: “era il più grande di tutti”, ha commentato l'attore e regista. Le domade sono partite dal palco, dove Verdone si è dimostrato un grande mattatore.

Verdone, sono 45 anni che fa la commedia: oggi cosa è cambiato?

“E' cambiato tutto, fare la commedia di qualità è diventato difficile  Una volta si guardava ai difetti, ai tic, ora, invece, c'è un grosso problema, una totale imitazione: tutti fanno la stessa cosa. Si tatuano, si tagliano i capelli in modo strano e sono uguali anche dopo i 60  anni: ma che cazza...fate, mi chiedo. E' cambiata la società, la gente si è  un po' incarognita”.

Quindi?

“Quando si gira un film  è giusto rispettare in primis le donne, e anche altro, ma ora c'è come una specie di tribunale di inquisizione, non si può fare niente. Però, noi siamo attori e facciamo satira”.

Guardando al passato i film che abbiamo visto, non si potrebbero girare più?

“ No, qui, no. Oggi non potrei mai fare Compagni di scuola o Acqua e sapone”.

E' assurdo !

“Stanno esagerando. Il cinema è fantasia, per esempio : chi ha detto che Cleopatra era egiziana? Tanto per dirne una”.

La serie tv “Vita da Carlo”, però funziona...

“Sono stato me stesso, ho cercato di essere vero. Ci sarà anche la quarta serie. Intanto, Vita da Carlo, riprenderà il 16 novembre”.

Torniamo indietro nel tempo: cominciamo da Sergio Leone?

“E' stato grande, il primo che ha creduto in me. Però era severo: sali per quella strada, torna giù e fai le scale, mi diceva sul set. Penvavo: ma che è matto? Intanto faceva caldo, sudavo ma continuavo. Credevo che non mi guardasse più e mi fermai. Lui mi vide e disse: se non impari ad ubbidire, non saprai comandare. Incontrai anche Enzo Trapani che mi disse: sei bravo,  nella vita farai un sacco di soldi...”

Li ha fatti?

“Per Borotalco presi dieci milioni”.

 Ammirava molto Alberto Sordi, ma non vuole che si dica che è il suo erede..

“Perchè lui era unico, un'icona che non si può sostituire. Lo adorai ne “I vitelloni”, diretto da Fellini.Una sera lo incontrai ad una cena, volevo un suo autografo. Con lui c'erano Paolo Stoppa e Peppino De Filippo, mentre Sordi era arrivato da solo.”

Riuscì ad avere l'autografo?

 “Sì,  sul foglio scrisse: giudizio Carlo. E firmò: con il mio affetto paterno . Sordi per me è stato un fiore all'occhiello, non lo dimentico mai. Il film girato insieme In viaggio con papà,  di cui Sordi fu il regista ('82) diventò  una bellissima sorpresa, anche se Sergio Leone mi disse, un po' di tempo prima:  quanto me dai se ti faccio fare un film con Sordi? Non mi avevi detto che lo avresti fatto anche gratis? Ovviamente era uno scherzo...però il film è stato un grande  successo”.