"Il mio corpo, la mia libertà": Beatrice Segreti commenta il caso Elodie, “La battaglia per la libertà di espressione delle donne”
Elodie, con il suo recente servizio fotografico per il Calendario Pirelli, ha acceso un dibattito che va ben oltre la semplice polemica politica.
Beatrice Segreti, una delle più note content creator su OnlyFans, si schiera in difesa dell'autodeterminazione femminile, sfidando ipocrisie e pregiudizi radicati nella società.
“Sono stanca. Stanca di dover difendere, ancora e ancora, il diritto di una donna di scegliere cosa fare del proprio corpo. Stanca di sentir dire che usare il proprio corpo per lavorare è qualcosa di cui vergognarsi. Ma soprattutto, sono stanca di una società che colpisce chi, come me e come Elodie, decide di esprimere se stessa attraverso il proprio corpo Le parole della senatrice Campione che ha invitato Elodie a "esibire il corpo senza fare l’intellettuale", sono emblematiche di una mentalità che relega la donna a un ruolo subordinato, dove bellezza e intelligenza non possono coesistere. Ma chi ha detto che il corpo non possa essere un veicolo di espressione intellettuale? Ogni giorno utilizziamo il nostro corpo per lavorare, per comunicare, per vivere. Perché allora solo alcune di noi dovrebbero vergognarsi di farlo?
Trovo assurdo che in un Paese democratico, dove la libertà di espressione dovrebbe essere un diritto fondamentale, una donna venga attaccata per aver semplicemente espresso la sua opinione e per aver scelto di usare il proprio corpo come parte del suo lavoro. Queste accuse non sono solo ridicole; sono pericolose. Ridurre la questione a un mero scontro politico significa ignorare il tema centrale: la libertà individuale, la libertà di essere e di esprimersi come si vuole. Questo è inaccettabile.
Vorrei chiarire una cosa: il mio lavoro di sex worker è una mia scelta consapevole. È un lavoro come un altro, fatto con dignità, rispetto e professionalità. E la dignità non è qualcosa che può essere giudicata dall'esterno, meno che mai da una società che si arroga il diritto di definire cosa sia rispettabile e cosa no. La mia dignità la decido io, così come il rispetto per me stessa. Nessuno ha il diritto di insinuare che manchi di rispetto verso me stessa solo perché ho scelto un percorso diverso dal loro. Il rispetto e la dignità sono miei, e li rivendico con orgoglio.
Ma cosa c'è di male nel guadagnare usando il proprio corpo? Fino a quando non si fa del male a nessuno, fino a quando si lavora con consapevolezza, dignità e rispetto per se stessi e per gli altri, perché dovremmo vergognarci? Qualcuno potrebbe obiettare che, essendo una sex worker, io non ho dignità o rispetto per me stessa. A queste persone rispondo con forza: la mia dignità e il rispetto che porto verso me stessa non sono questioni aperte al giudizio altrui. Sono una mia prerogativa, una mia scelta, e nessuno ha il diritto di metterle in discussione. La vera indecenza è che ci sia ancora bisogno di giustificarsi per le proprie scelte di vita.
Non dobbiamo dimenticare che il corpo è sempre stato un campo di battaglia. Da sempre, è stato controllato, regolato, giudicato, spesso a discapito della libertà individuale. E questo controllo si manifesta in modo particolarmente feroce quando si tratta del corpo delle donne. Che si tratti di come ci vestiamo, di come ci muoviamo, di come scegliamo di guadagnarci da vivere, il nostro corpo è costantemente sotto scrutinio. Ma questa è una battaglia che non dobbiamo perdere.
Siamo donne forti, capaci di fare le nostre scelte. Se scegliamo di usare il nostro corpo per guadagnare, è una nostra decisione e non deve essere giudicata né punita. Anzi, dovremmo essere celebrate per la nostra capacità di trasformare ciò che è nostro in un mezzo di sostentamento, in un atto di espressione personale, in un grido di libertà.
Elodie ha ragione: il corpo è un manifesto, è un modo di raccontarci, di esprimerci, di riappropriarci della nostra libertà. E questa libertà non deve essere limitata dalla paura, dall'invidia o dall'ignoranza. Dobbiamo smettere di giudicare le donne per come scelgono di usare il loro corpo e iniziare a rispettare ogni scelta, purché fatta con consapevolezza e rispetto per gli altri.
Perciò, sì, continuo a usare il mio corpo per guadagnare. E non me ne vergogno. Perché, alla fine, tutti noi lo facciamo, in un modo o nell'altro. E se c'è qualcosa di cui vergognarsi, è il giudizio ipocrita di una società che accetta la mercificazione del corpo solo quando si adatta ai suoi standard di rispettabilità” - Così Beatrice Segreti.