Lavorare online nel futuro, prospettive economiche e trend che vale la pena cogliere oggi piuttosto che aspettare ancora. Dove si impiegheranno i lavoratori del domani?

Smettere di fare un lavoro manuale o operativo, che dir si voglia, è il desiderio di molti. L’era del digitale, l’avvento di Internet e le varie dinamiche che hanno contraddistinto l’evoluzione del World Wide Web così come lo conosciamo, hanno spostato l’economia globale da un equilibrio all’altro. Ormai molte, se non quasi tutte, delle più grandi aziende del mondo, con i più imponenti fatturati e volumi d’affari da capogiro, sono impegnate in ambito tech/digital, offrendo lavoro a milioni e milioni di persone. Ma non è tutto, l’economia del web, quella che da tempo definiamo 3.0, non è solo relativa al macro-cosmo delle multinazionali che governano le finanze del pianeta Terra, c’è una fetta che agisce in sordina e individualmente crea mondi paralleli in grado, ormai, di reggere il confronto con le superpotenze economiche, a patto che vi sia aggregazione. Parliamo di influencer, imprenditori indipendenti del digitale, sviluppatori open-source e decine di altre categorie di professionisti che hanno scelto di lavorare online, a vantaggio della comunità e del progresso scientifico, ricevendo in cambio importanti ritorni economici che pian piano stanno alternando il modo di concepire il business online.

 

In questo articolo parliamo dei trend macroeconomici più rilevanti del terzo millennio, in che modo questi coinvolgeranno le professioni del futuro e cosa bisogna sapere per tuffarsi in uno di questi mondi prima che si rischi di restarne fuori. Del resto si sa, chi tardi arriva…

Tutte le prospettive della Creator Economy

La cosiddetta creator economy che forse è conosciuta ai meno come passion economy è strettamente legata alla produzione di contenuti di vario tipo, tra cui video, testi, audio e altro ancora ad opera di liberi professionisti o aziende che per sé o per terzi li realizzino con il fine ultimo di trarne un vantaggio economico.

 

Parliamo quindi di una duplice alternativa di guadagno, da un lato quella tradizionale della consulenza, per cui al compimento di un’azione corrisponderà un pagamento di un corrispettivo in denaro, dall’altro di una vera e propria attività imprenditoriale il cui ritorno non è quantificabile in modo diretto e immediato bensì spalmato nel tempo.

 

Questo fenomeno macroeconomico è il risultato di un'evoluzione pluriennale che, grazie soprattutto a Internet e più in particolare al Web, ha permesso ai creatori di contenuti, oggi noti come creator di guadagnare tramite la produzione (ed eventualmente la condivisione) di contenuti che riflettono le proprie passioni e i propri interessi.

 

Giusto pochi anni fa, il dominio dei media tradizionali era pressoché incontrastato rendendo obbligatorio lavorare per grandi aziende a coloro che desiderassero entrare in questo settore. Con l'arrivo di Internet e di piattaforme di intrattenimento di vario genere come, a titolo esemplificativo Youtube, Instagram, TikTok e qualsiasi altro Media (bisogna ricordare che i Media sono intesi tutti i canali di distribuzione di un contenuto, compresi si classici siti web), però, si è assistito a un decentramento di questi strumenti di distribuzione, seppur a un ritmo graduale, dovuto al tempo necessario per assimilare appieno le potenzialità di questa rivoluzione tecnologica.

 

Per chiarire meglio questo concetto, possiamo riferirci alle parole di Eric Freytag di Streamlabs, che descrive il cambiamento nel consumo dei Media sottolineando come, al posto di pochi programmi TV seguiti da milioni di telespettatori (miliardi a livello globale), oggi esistano milioni di programmi che raggiungono altrettanti spettatori. Questo dimostra e sostiene un ulteriore fenomeno a sua volta macroeconomico, ossia l’affermarsi di un’economia incentrata su temi di nicchia dove chiunque possa trovare contenuti adatti alle proprie esigenze, creati da persone autenticamente appassionate. La creator economy si basa quindi sulla possibilità di generare un reddito sfruttando le proprie passioni attraverso la creazione e condivisione di contenuti digitali.

 

In sostanza, la creator economy permette agli individui di monetizzare le proprie passioni venendo contenuti, talvolta ad aziende che li renderanno disponibili al pubblico, talvolta sottoponendoli direttamente al pubblico. I creator producono quindi contenuti che riflettono i loro interessi personali e/o professionali, sfruttando le opportunità che il Web offre loro. Tutto questo ha permesso ad alcuni di loro il raggiungimento di una notorietà paragonabile a quella delle più note celebrità del mondo del cinema, dello sport, della musica e dell’intrattenimento conosciuto prima, mentre a moltissimi altri di creare un personaggio che seppur non in vetta alle classifiche dei nuovi ricchi li ha resi volti noti del nuovo showbiz, tra cui figurano i cosiddetti influencer e youtuber.

 

Attualmente, nell’anno 2024, il valore del mercato totale della creator economy è stimato in circa 104,2 miliardi di dollari, con prospettive di crescita significative. Un report di NeoReach e Influencer Marketing Hub evidenzia che il 46% dei creator attivi da più di quattro anni guadagna oltre 20.000 dollari all’anno dai propri canali monetizzati.

 

Oggi, molti giovani aspirano a diventare creator per monetizzare le proprie passioni su Internet. Negli Stati Uniti, il 29% dei diplomandi esprime il desiderio di intraprendere questa carriera preferendola a percorsi professionali più tradizionali che spesso richiedono un notevole sforzo didattico (si veda il caso del college). La presenza di creator nel mercato del lavoro è in costante aumento, evidenziando la crescente importanza di questa figura nel panorama digitale moderno oltre che in quello economico-finanziario.

 

I creator hanno diverse opzioni per monetizzare i propri contenuti, dalle sponsorizzazioni agli abbonamenti per contenuti esclusivi, fino alla produzione di materiale tematico su siti web di proprietà declinati in varie forme tra cui e-commerce, portali editoriali e di recensioni, eccetera, che poi trattano i più svariati argomenti come nel caso di Cristina Fogazzi divenuta famosa come con il soprannome di “estetista cinica” e il suo sito veralab.it, lo youtuber Jakopo D’Alesio, anch’egli noto con lo pseudonimo di Jakidale, con il suo sito techdale.it o ancora l’esperto di gaming online Tommaso Gangemi che ha lanciato il sito di recensioni per i migliori casinò online miglioricasinoonlineadm.com. Ad oggi, piattaforme come TikTok, Instagram e Facebook hanno introdotto fondi e funzionalità specifiche per supportare i creator nel generare entrate, così come i più noti servizi di fornitura server e cloud come Amazon AWS, Google Cloud o Microsoft Azure offrono servizi e configurazioni anche per i meno esperti al fine di tirar su il proprio sito web.

 

La creator economy rappresenta dunque un'importante evoluzione nel modo in cui le persone possono guadagnare online, offrendo opportunità crescenti per trasformare le passioni personali in professioni redditizie. Questo movimento è sostenuto da un continuo sviluppo di nuove piattaforme e strumenti digitali, che ampliano ulteriormente le possibilità per i creator di tutto il mondo.

L’innovazione dell’Intelligenza Artificiale

L'intelligenza artificiale rappresenta un ramo specifico della scienza dedicato allo sviluppo di computer e dispositivi capaci di eseguire funzioni che solitamente necessitano dell'intelligenza umana, come il ragionamento, l'apprendimento e l'analisi di dati su larga scala. Ne abbiamo già parlato in questo video grazie alla collaborazione di Caterina Vidulli, fornendo una panoramica completa a 360 gradi sul funzionamento dell’intelligenza artificiale raccontata da un’esperta.

 

Questo campo include diverse discipline come l'informatica, l'analisi dei dati, la statistica, l'ingegneria del software, la linguistica, le neuroscienze, oltre alla filosofia e alla psicologia e diverse altre materie ancora.

 

Per quanto riguarda l'applicazione strettamente lavorativa, per tutto ciò che quindi concerne l’aspetto economico di questa che di fatto rappresenta la più grande innovazione del nostro tempo, l’intelligenza artificiale, anche nota con l’acronimo AI, I si avvale principalmente di tecnologie di machine learning e deep learning per svariati usi; queste parole faranno storcere il naso a diversi lettori ma i laureandi in informatica potranno confermarvi che alla base si tratta di vere e proprie scienze).

 

Tutte le aziende che si occupano di intelligenza artificiale, e che hanno creato i loro differenti modelli, apprendono e si evolvono attraverso l'analisi di vasti volumi di dati, scoprendo schemi e correlazioni che sfuggono alla capacità umana. L’intero processo di auto-apprendimento si avvale di algoritmi che forniscono le istruzioni necessarie per l'analisi e la presa di decisioni. Per tornare a prima, nel machine learning gli algoritmi vengono “addestrati” con dati precedentemente già etichettati o in qualche modo catalogati e classifica, così da facilitare previsioni e il suddetto apprendimento. Il deep learning, una branca ancora più avanzata, utilizza reti neurali artificiali per processare le informazioni, simulando la struttura e la funzionalità del cervello umano.

 

Per i principianti, esistono piattaforme gratuite che vi guideranno nel mondo dell’AI generativa, che offrono una panoramica basilare di questo affascinante campo.

 

Va da sé che col fiorire di questa tecnologia e con la comprensione del fatto che si svilupperanno centinaia nuove professioni frutto dell’esperienza accumulata nella gestione dei differenti tipi di intelligenza artificiale, le implicazione sull’economia globale saranno molteplici, così come drastico sarà lo spostamento dei lavoratori da abitudini operative consolidate a flussi di lavoro più snelli e automatizzati, sempre più da remoto.

 

L'intelligenza artificiale offre numerosi benefici, come l'automazione di processi, la riduzione degli errori umani, l'eliminazione di compiti ripetitivi, nonché un aumento di velocità e precisione nelle operazioni, questa lavora continuamente, accelerando significativamente la ricerca e lo sviluppo in diversi campi. Il progresso è inevitabile così come lo sarà l’adeguamento delle figure professionali a questa gigantesca onda che sta per invadere l’intero mondo del lavoro a livello globale.

La nuova frontiera dello Shoppertainment

L'ambiente degli acquisti online è in evoluzione ormai da anni. Nell’ultimo periodo si è assistito a una vera fase di tumulto con la venuta alla luce di numerose tendenze e tecnologie che hanno stravolto il modo degli acquirenti di fare compere online. Tenere il passo richiede notevole sforzo, basti pensare a quanto poco fa accennato circa l’intelligenza artificiale.

 

Ad esempio, già da qualche anno si è affermata una novità nel settore dell’e-commerce chiamata Shoppertainment, che unisce intrattenimento e shopping in un connubio intrigante e piuttosto remunerativo (sia per le aziende che talvolta per i compratori). Questo approccio permette ai consumatori non solo di divertirsi, ma anche di stabilire un legame più profondo con i marchi, trasformando i primi in clienti fedeli e influenzando le loro abitudini di acquisto. La formula del successo che sta dietro a questo fenomeno integra l'esperienza tradizionale dello shopping con differenti forme di intrattenimento tipiche del mondo digital giovanile come le live su TikTok e Twitch, il real time marketing e chi più ne ha più ne metta.

 

Rientra nella cosiddetta economia dell'esperienza, dove i marchi implementano strategie per potenziare l'interazione con i clienti e aumentare il tempo trascorso sia online che nei punti vendita fisici, con l'obiettivo di incrementare le vendite.

 

Un'indagine condotta da Forrester nel 2021 rilevò che oltre due terzi dei consumatori europei apprezzano lo Shoppertainment per la sua capacità innata di rendere la compravendita più coinvolgente.

 

Le tattiche adottate dalle aziende per massimizzare questo impatto puntano in particolare sui giovani consumatori, per la maggior parte appartenenti alla Gen Z ma in quota parte anche ai Millennial, che trovano le esperienze virtuali non solo accessibili ma estremamente affascinanti (oltre che coinvolgenti). La ricerca di un equilibrio tra acquisti online e intrattenimento sta diventando sempre più popolare tra i consumatori, offrendo loro un'esperienza unica.

 

Negli USA e in Cina, lo Shoppertainment si concretizza in trasmissioni live durante le quali esperti del settore (o presunti tali, ndr) presentano i prodotti in maniera simile alle tradizionali televendite. Tuttavia, a differenza delle televendite, la grande novità sta nel fatto che i clienti possano acquistare i prodotti in tempo reale con un semplice click. Lampante è l’esempio della Cina, dove durante il Single’s Day Global Shopping Festival di Taobao del 2020, l’evento in live streaming ha generato vendite per circa 6 miliardi di dollari. Nello stesso anno, Walmart ha ospitato vari eventi di shopping in diretta su TikTok, permettendo alla comunità americana di interagire e divertirsi acquistando tramite e grazie ai loro creator preferiti.

 

Nonostante possa sembrare che la popolarità di questa strategia sia stata spinta dalla pandemia di Covid-19, che senza ombra di dubbio ha contribuito accelerando ulteriormente il passaggio dagli acquisti fisici a quelli online, è importante notare che già nel 2019 lo Shoppertainment stava guadagnando terreno. È quindi ragionevole considerare questa tendenza come una potenziale opportunità per fare business online, con un vasto pubblico a livello non solo nazionale ma mondiale.