Il colloquio

A Pasqua si ricorda il "Gesù di Nazareth": intervista a Pippo Zeffirelli

Annamaria Piacentini

Firenze. Incontrare Pippo Zeffirelli, non è facile, tra impegni, conviviali e artistici con attori come Richard Gere, che era un grande amico di Zeffirelli, cantanti lirici ed ammiratori, è diventato un tour de force.  A Firenze ha un ruolo importante è il Presidente della Fondazione Zeffirelli, dedicata al padre, una vetrina d'autore dove attraverso ricordi e opere, si ripercorre la vita e la carriera, vissuta tra premi e vittorie di uno dei più grandi registi al mondo. In quei saloni antichi dai colori chiari e le pareti patinate ci sono pagine di anni meravigliosi, dove lo stile e lo sguardo di chi ha davvero amato il cinema, ha dato un significato a qualcosa che per molti non ne ha: LA VITA.    Nessuno come Pippo è stato il figlio migliore che un padre potesse desiderare. Li ricordo nella villa romana, insieme, dove Pippo era sempre attento ad ogni richiesta del padre che negli ultimi tempi non stava più bene. Il Maestro sorrideva, parlava di un nuovo film che aveva in mente e spesso tornava al racconto di lungometraggi già realizzati come “Fratello Sole Sorella luna” e il “Gesù di Nazareth”, nati dalla sua immensa Fede. Ora, tocca al figlio rendere la Fondazione sempre più attiva, sempre più vicina a quel sogno conservato da Zeffirelli durante tutta la vita. Ed è stato così. Il suo ricco patrimonio artistico e culturale è custodito nei saloni della Fondazione, tra i ricordi e le emozioni di settant’anni di una carriera internazionale. Più di diecimila volumi d'arte, storia e letteratura, spettacolo e costume, sono lì, come aveva deciso lui.  Amato a Londra, dove aveva ricevuto dalla regina Elisabetta il titolo di Sir e in America, dove aveva girato film con attori premio Oscar. Un sogno che si è avverato: la Fondazione da anche largo spazio ai giovani, che vogliono intraprendere il mestiere del cinema.  Aveva chiesto che nulla fosse dimenticato, sottolineando che “il valore di un uomo è ciò che di buono lascia agli altri.”  Infatti, nella Fondazione si organizzano Workshop, Seminari e Masterclass di regia e recitazione con affermati professionisti che hanno collaborato con lui. Tra cui, anni fa c'era anche un giovanissimo neoregista pieno di talento: Pippo Zeffirelli.

 

Pippo, la sua passione per il cinema, è nata sin da ragazzino. Poi un giorno ha incontrato il Maestro ed ha iniziato a lavorare con lui, ce lo racconta?

“Sì, ricordo ogni momento. Ero l'aiuto regista e mi occupavo anche delle comparse. Zeffirelli girava Gesù di Nazareth, tra l’Italia la Tunisia e il Marocco con una troupe di 120 persone tra italiani, inglesi e marocchini. Nel cast attori come Robert Powell (Gesù), Olivia Hussey (la Madonna). Tra gli altri, Rod Steiger, Ann Bancrof e Valentina Cortese”.

 

Scene indimenticabili. La Rai trasmise il film in più puntate e ricordo che abbiamo pianto tutti. Sembrava che stesse accadendo in quell'istante....

“Era una grande storia da raccontare ci sono voluti nove mesi di riprese. Quando Zeffirelli girò la scena della Crocefissione, anche molte comparse piansero, si è vero, sembrava che tutta quella violenza, stesse accadendo davvero. Non era più un film, ma un momento di dolore autentico”.

 

Questo ha creato un legame forte tra tutti voi?

“Infatti, ci sentivamo migliori, essendo all'estero si girava anche la domenica ed eravamo sempre tutti insieme”.

                                             

Come considera questo film?

“Uno dei migliori che ha girato il Maestro. Tra i tanti successi questo film lo sentiva nel cuore, perché il tema principale era l'amore verso Dio. Lui era molto credente e ha voluto sempre raccontare l'amore”.

 

Un film che è stato visto in tutto il mondo.

“Lo hanno visto oltre un miliardo di persone, ha avuto successo in Italia e all’estero dove ancora viene trasmesso”.

 

Siamo arrivati al giorno dedicato alla Pasqua, ho già visto che alcune tv lo hanno mandato in onda anche da noi: che effetto le fa?

“E' come se mio padre fosse ancora qui. Il tema dell'amore per lui era importante perché era rimasto orfano a soli sei anni”.

 

Che accadde dopo?

“Morta la mamma (a 38 anni) Franco è stato prima in un orfanatrofio e poi portato a casa degli zii a Firenze, dove ha vissuto una vita circondata di affetto. Ma il trauma è stato grande, il padre non l'ha mai avuto”.

 

Poi è arrivata la Bice, la sua Tata che è stata con lui fino all'età di 100 anni. Me la ricordo: era bella ed intelligente, la intervistai per Libero. Quanto è stata importante per Zeffirelli?

“Tantissimo! Non si è mai voluta sposare per stare vicino a Franco, che ha cresciuto. Zeffirelli le voleva un gran bene, la stimava ed ascoltava i suoi consigli”.

 

Torniamo al cinema: tra i tanti film arrivò anche “Fratello Sole Sorella Luna”, dedicato a San Francesco. In che anno lo girò?

Tra il '77 e il '78, dopo Romeo e Giulietta. All'inizio Zeffirelli voleva inserire le musiche dei Beatles, poi ha avuto un incidente di macchina e ha deciso di fare un film più spirituale”.

 

Parla dell'incidente avuto con Gina Lollobrigida?

“Sì, proprio quello. Sono partiti con altri due amici il fotografo Gianni Tati e Gianluigi Rondi per andare a Firenze a vedere la partita Firenze Cagliari, era il 1969.  Gina volle prendere la Roll-Royce e guidarla lei. La strada era gelata e a 18 kilometri da Firenze finì quasi per capovolgersi. L'incidente fu grave. Franco si gettò su di lei per proteggerla, Gina ne uscì senza particolari problemi, mentre lui ebbe 32 fratture al cranio. Finì in coma, e per uscirne ci volle del tempo. Andavo a trovarlo e gli parlavo, gli facevo sentire la musica, me lo avevano chiesto i medici”.

 

Dopo un periodo di silenzio iniziò a girare il film su San Francesco. L'attore protagonista Graham Faulkner, so che non ha più fatto ruoli nel cinema: perché?

“Quel film ha segnato un'epoca e Faulkner si è fatto assorbire da quel ruolo entrando nella   personalità e nella fede di San Francesco. Si è talmente immedesimato, da non voler fare più film. Non lo abbiamo più sentito, ma abbiamo saputo che fisicamente sta bene”. 

 

Il Maestro Zeffirelli ha sempre amato la sua Firenze e durante l'alluvione dell'Arno, il 4 novembre del '66, riuscì a girare uno special per la Rai che ancora rimane il più fedele, il più incisivo sul piano del racconto. Ad aiutarlo giunsero Liz Taylor e Richard Burton. Zeffirelli portò il documentario in America e lo fece vedere ai Kennedy, e in altre parti del mondo. Riuscì ad ottenere, nel '76, 20 milioni di dollari, giusto? 

 

“Lo fece per la sua Firenze. Il denaro serviva per aiutare la città, completamente sconvolta dall'accaduto. Si persero tante cose che non si poterono più recuperare, ma l'aiuto di Zeffirelli fu molto importante per Firenze. Oggi ancora in molti lo ricordano con affetto e devozione”. 

 

Pippo, qual è il ricordo più bello che conserva?

“Quello di una vita movimentata, a volte difficile, ma piena di sentimenti e di affetto. Zeffirelli era un uomo dalla personalità complessa, ma di una grande generosità. Un uomo che ha sempre desiderato di avere una famiglia. Diceva:” vorrei svegliarmi la mattina presto per vedere la mia Firenze, una città bella che non riesco a dimenticare. E vivere gli affetti, i ricordi, gli amici, i figli (aveva un altro figlio adottivo, Luciano). Ogni giorno ringrazio Dio di questi doni e lo farò sempre. Sono credente e amo la bellezza della vita “. Questo era lui, un uomo indimenticabile, che in tutti questi anni  ha lavorato e ha fatto solo del bene”.