Testimonianze
Fare Trading? Non serve la laurea in economia: a dimostrarlo, cinque storie di successo
Le racconta il quattro volte Campione del mondo di trading, Andrea Unger. Livermore, Darvas, Kovner, Henry e Hite, luminari del settore, ne sono la dimostrazione vivente. Il filo rosso che accomuna le storie raccontate è l'approccio razionale al trading, l'analisi dettagliata e l'adozione di strategie basate su dati e statistiche...
Se pensate che chi fa trading debba essere laureato per forza in economia, siete sicuramente in errore. Jesse Livermore, le cui strategie in materia sono studiate ancora oggi, era un semplice lavapiatti. Poi, alla fine anni Venti, venne assunto come messaggero in un'agenzia che si occupava di investimenti. Ed è lì, osservando gli investitori, che ha imparato il mestiere. Assicurandosi un posto nella storia come il Grande Orso di Wall Street: "Ma Livermore -spiega Andrea Unger, quattro volte Campione del mondo di trading- è in buona compagnia. Nicolas Darvas, nato nel 1920 in Ungheria, era un ballerino e un coreografo. Un creativo insomma, niente di più lontano dalla razionalità dei numeri. Eppure il suo libro Come ho guadagnato due milioni di dollari nel mercato azionario la dice lunga sulle sue prestazioni raggiunte, dando vita peraltro a un sistema di investimenti efficace basato su pattern e volumi. Un genio assoluto".
Strategie innovative anche per Bruce Kovner, il fondatore di Caxton Associates che nasce per gestire le sue attività di business: "Ma prima di tutto questo -ricorda Unger- Bruce aveva abbandonato l'Università e aveva deciso di fare il tassista. Una storia simile a quella di un altro gigante del settore, John W. Henry. Era un autista di camion quando decise di entrare nel mondo del trading e in particolare in quello dei futures sulle commodity. Stessa specialità di Larry Hite, l'uomo che ha dato vita alla Mint Investment Management Company. Ma sapete cosa faceva prima? Il Rock promoter, si occupava di promuovere eventi musicali legati appunto al rock. Le storie di Livermore, Darvas, Kovner, Henry e Hite dimostrano chiaramente che non è necessario avere una formazione accademica in economia o finanza per diventare un trader di successo. Una formazione di quel tipo, beninteso, può essere di aiuto ma non è di certo indispensabile".
Cosa serve allora, cosa è invece necessario? "L'esperienza, la dedizione e la capacità di imparare dai propri errori -riflette Unger- sono fattori, a mio parere, cruciali. Risultano essere elementi più importanti delle esperienze pregresse nel mondo finanziario. Ma c'è un requisito che è forse addirittura ancora più determinante, il filo rosso che accomuna le storie raccontate: l'approccio razionale al trading, l'analisi dettagliata e l'adozione di strategie basate su dati e statistiche. Questa mentalità scientifica è alla base del successo di Livermore, Darvas, Kovner, Henry e Hite che poi hanno declinato il proprio lavoro secondo stili diversi ma avendo sempre come punto di riferimento lo studio analitico degli andamenti di mercato. Questo è il vero segreto di cui tenere conto, non esistono altre strade possibili né tantomeno scorciatoie. Ci vogliono passione, costanza e soprattutto testa per poter affrontare un'attività complessa come quella del trading".
Lo schema dunque sembra ben delineato ed è lo stesso che ha permesso a Unger di diventare, per ben quattro volte, Campione del mondo di trading: "Io -afferma Unger- mi sono laureato con lode in Ingegneria meccanica al Politecnico di Milano. Non ho mai fatto studi di economia e non ho mai fatto operazioni nel settore basate su nozioni fondamentali del mercato. E questo sia perché non ho le competenze per capirle, sia perché in genere i movimenti generati da dati fondamentali, di bilancio per esempio, sono di ampio respiro, mentre la mia operatività è più di breve termine e mal si sposerebbe con quel tipo di orizzonte temporale. Ma non solo. La parte di approccio tecnico-analitica e di raccolta dati e informazioni, volta a capire come si comporta un determinato titolo e a studiare la strategia più indicata, è legata alla mia mentalità scientifica che mi ha permesso di laurearmi in Ingegneria meccanica e mi fa mettere, ancora oggi, tutto in ordine nella mia testa".
Nasce prima l'ingegnere o prima il trader? "Non lo so -conclude Unger- Solo casualmente mi sono laureato prima in Ingegneria meccanica e poi successivamente mi sono dedicato al trading. Sicuramente la laurea mi ha permesso di affrontare i problemi in modo molto schematico. Un approccio che mi ha aiutato nell'analisi che faccio dei mercati. Ma può essere vero anche il contrario: magari sono io quello quadrato di nascita e magari sono stato in gamba a laurearmi in Ingegneria perché già quadrato e poi sono stato bravo ad affrontare i mercati con la stessa metodica che mi permette ancora oggi di capire come si comportano e adeguarmi a questo andamento, per cercare di trarre degli utili da quanto analizzato".