Il progetto
Increasing Trust in Democracy & Combating Disinformation Through Enhancement of Public Diplomacy in Italy: l’impatto delle fake news nella nostra società
Il progetto “Increasing trust in democracy & combating disinformation through enhancement of public diplomacy in Italy” ideato e realizzato dalla Fondazione SMA con il supporto finanziario della Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia, nell’ambito del programma “US Mission in Italy – anno 2022” intende, quale obiettivo generale, rafforzare la fiducia nei valori democratici degli Stati Uniti e dell’Italia attraverso l’attivazione della diplomazia pubblica.
Nel corso dei secoli la comunicazione ha conosciuto, come tutte le attività legate all’uomo, una evoluzione legata essenzialmente al “medium” utilizzato. In principio fu la voce, con la comunicazione orale, subito dopo evolutasi in quella scritta. Che, poi, fosse riprodotta sulle pareti di una grotta o su supporti piani, come tavolette o fogli di papiro non cambiava il senso del mutamento: dalla voce, soggetta ovviamente a fraintendimenti e interpretazioni, al primo esempio di comunicazione unidirezionale e codificata dalla scrittura. Lo sviluppo e il progresso, umano, sociale, tecnologico ed economico, nel corso degli anni affinarono le tecniche sia di comunicazione che di divulgazione del messaggio: si passò dal manoscritto copiato e replicato innumerevoli volte alla stampa piana in serie grazie all’invenzione della macchina a pressa da parte di Gutenberg. La comunicazione restava unidirezionale, poiché attiva dall’emittente al destinatario, senza possibilità di ritorno all’indietro attraverso forme di interazione. Fino all’invenzione della radio con Guglielmo Marconi, del telefono di Meucci e, successivamente con la televisione: con questi tre nuovi mezzi tecnologicamente avanzati progrediva anche il livello della
comunicazione che da unidirezionale diventava bidirezionale, prevedendo e incorporando anche la possibilità di interazione con colui o coloro che emettevano il messaggio. Fino ad arrivare ad oggi, con la comparsa del computer e il progresso della tecnologia informatica che ci ha portati ad essere tutti connessi, in un modo o nell’altro, anche in tempi più immediati, trasformando la comunicazione bidirezionale del mezzo radiotelevisivo e unidirezionale di quello stampato in CIRCOLARE. Oggi la comunicazione è tutta intorno a noi: non è più sopra di noi come nell’era predominante della carta stampata, o affianco a noi quando esisteva solo la tradizione orale. E non è nemmeno più di fronte a noi, come con il mezzo radiotelevisivo. Oggi la comunicazione sempre più diffusa on line via web e veicolata da siti, podcast, piattaforme social e sistemi di messaggistica multimediale come whatsapp ci pongono al centro di un cerchio che ruota incessantemente attorno a noi con tutti i suoi vantaggi, tanto da portare a coniare il termine “crossmedialità”: informarsi su un mezzo di comunicazione mentre se ne consulta un altro. Per esempio: vedere un programma televisivo e partecipare attraverso una piattaforma social alla discussione su questo o quel personaggio, su questo o quell’argomento. Indubbiamente una forma di progresso e di arricchimento. E tutto grazie all’evoluzione della tecnologia della comunicazione. Che ha migliorato nel corso dei secoli la qualità del messaggio. Una sola cosa non è cambiata in tutti questi lunghissimi ed affascinanti anni di progresso: la bufala. Non il latticino rinomato nel Sud Italia, ma proprio la notizia falsa. Falsa per errore, ma falsa anche per volontà del soggetto veicolante, mosso dai motivi più svariati, dal personale, all’economico, al politico, al militare. L’insidia della bufala nasce proprio col principio “social” di comunicazione, nasce insomma con la comunicazione orale. E si sviluppa nei secoli affinandosi al pari delle tecnologie comunicative, fino ad arrivare ad oggi, tempi in cui essendo tutti connessi, siamo immancabilmente anche interconnessi, regalando alla bufala una rapidità di espansione e propagazione direttamente proporzionale alla sua pericolosità in ciò che potrebbe provocare. Tanto per capirci: un conto è il frainteso più o meno voluto della comunicazione orale dei nostri antenati, o dell’errore più o meno provocato su un manoscritto o su un libro o dentro l’articolo di un giornale e persino nella comunicazione radiotelevisiva, ben altra cosa una bufala introdotta nel nostro ecosistema di comunicazione circolare. Perché è proprio la circolarità, infatti, a rappresentare il moltiplicatore potenzialmente infinito di una bufala, tanto da farle assumere persino dignità di notizia credibile. Ecco perché, oggi, parlare di bufale o di fake news, conoscerle, capirle e sapere come affrontarle o evitarle, è diventata una priorità riconosciuta da tutte le istituzioni politiche, economiche e sociali, da aziende e semplici cittadini, perché è un pericolo che ci riguarda tutti con la creazione di danni dal potenziale inquietante per le reputazioni personali, per la sicurezza pubblica, per la salute, per la convivenza. PER LA DEMOCRAZIA. Ecco perché per noi la lotta alla disinformazione è uno sforzo collettivo che coinvolge più soggetti a partire dalle istituzioni, parti sociali comprendendo soprattutto l’utente finale, pertanto l’impegno attraverso questa opportunità è quello di incoraggiare a promuovere le fonti autorevoli, a declassare i contenuti che risultino falsi o fuorvianti e a rimuovere quelli illegali o che potrebbero provocare danni alla salute. Ricordiamo che per quanto riguarda la lotta alla disinformazione la Commissione Europea ha emanato nel 2018 il codice di buone pratiche, successivamente rafforzato nel 2020 comprendente un’analisi redatta che mostra nonostante l’attuazione del codice, permangono carenze importanti.
I firmatari si sono impegnati ad agire in diversi settori, ad esempio; demonetizzazione della diffusione della disinformazione; garantire la trasparenza della pubblicità politica; responsabilizzare gli utenti; rafforzare la cooperazione con i verificatori dei fatti; fornire ai ricercatori un migliore accesso ai dati.
Riconoscendo l'importanza di rendere il codice a prova di futuro, i firmatari hanno convenuto di istituire un quadro per un'ulteriore collaborazione attraverso una task force permanente. Il codice è inoltre dotato di un quadro di monitoraggio rafforzato basato su elementi di rendicontazione qualitativa e indicatori a livello di servizio che misurano l'efficacia della sua attuazione. I firmatari istituiranno un centro per la trasparenza, fornendo al pubblico una chiara panoramica delle politiche che hanno messo in atto per attuare i loro impegni, e lo aggiorneranno regolarmente con i dati pertinenti.
Tra le carenze individuate figurano l'applicazione incoerente e incompleta dei codici nelle diverse piattaforme e Stati membri, la mancanza di adeguati meccanismi di monitoraggio, nessun impegno specifico ad accedere ai dati della piattaforma a fini di ricerca sulla disinformazione e un coinvolgimento troppo scarso delle parti interessate, in particolare da parte del dipartimento pubblicitario.
E’ in questo scenario appena descritto che il nostro progetto prende forma e realizzazione, concretizzando le azioni che secondo la nostra formazione potrebbero migliorare i temi della lotta alla disinformazione e aumentare la fiducia nella democrazia.
Diverse iniziative sono state messe in atto per combattere la disinformazione anche nel territorio americano, l'Honest Ads Act, è un disegno di legge che non è stato ancora approvato ma che ha avuto il sostegno da tutte le correnti politiche. La legislazione proposta richiederebbe che gli annunci politici online che menzionano un candidato indichino esplicitamente di tenere traccia di chi ha pagato per la pubblicazione. Questo soprattutto per gli annunci TV ma non per gli on line. Tuttavia, un timido approccio verso le azioni intraprese è stato avanzato dalla Federal Election Commission che ha appena adottato una regola finale che richiede la divulgazione di chi ha pagato per gli annunci nel 2022. Google, Facebook e Twitter hanno adottato al loro volta regole interne per la divulgazione della sponsorizzazione per gli annunci politici negli Stati Uniti dal 2016.
In ogni modo, dove gli Stati Uniti possono essere esempi da guardare, sono le azioni significative intraprese nei diversi stati al loro interno, al fine di sostenere l'alfabetizzazione mediatica attraverso l’istruzione primaria e secondaria (materiale consultabile sul sito Your State Legislation | Media Literacy Now). L'alfabetizzazione mediatica è probabilmente uno degli strumenti migliori a combattere la disinformazione. Come gli stessi vaccini, l’aumento dell'alfabetizzazione mediatica tra la popolazione può potenziare le difese di quest’ultima all’“infodemia” tale che, come un virus che affronta l'immunità di gregge, non è più in grado di diffondersi. In effetti, un particolare tipo di alfabetizzazione mediatica, l'alfabetizzazione informativa, ha prove quantificabili a sostegno della sua efficacia nell'identificare notizie false da parte degli aderenti.