La presentazione
Enrico Passaro, "Non facciamo cerimonie": nel libro un viaggio alla riscoperta di valori che sembrano desueti
Nel teatro della Fondazione De Felice incastonato nella superba cornice di Palazzo Donn’Anna è stato presentato ieri il libro di Enrico Passaro, Responsabile dell’Ufficio del Cerimoniale di Stato e per le Onorificenze, “Non facciamo Cerimonie” (Editoriale Scientifica). “Non un manuale”, precisa l’autore, “c’è già l’ottimo eloquio di Massimo Sgrelli”. Ma Passaro sul tema potrebbe scrivere un trattato, altroché. Ha vissuto sette Presidenti del Consiglio e una miriade di Capi di Stato e di Governo di tutto il mondo ma con ciò non tradisce la sua modestia “sono convinto che nei fatti della diplomazia, della comunicazione, del protocollo di Stato ci vorrebbe un po’ più di leggerezza e di umiltà. Come in tutti i fatti della vita”.
Un viaggio nella storia, andata e ritorno, alla scoperta e riscoperta di quei valori che ai giorni nostri sembrano cose desuete. Con uno stile narrativo cortese, attraverso una sequenza di dettagli che stimolano la fantasia anche sul non detto e un racconto a tratti anche ironico, l’autore, cavese di nascita, descrive la sostanza delle formalità pubbliche. Pagine di vita, al di qua e al di là di Palazzo, impreziosite da puntuali riferimenti storici e aneddoti vari. Un tuffo nel passato per una riflessione concreta sul presente. Pandemia compresa. Che, senza fare cerimonie, ha scritto e riscritto regole, protocolli e, ahinoi, DPCM. Per tutti, nessuno, escluso, dai Capi di Stato alla gente comune alla quale il libro è dedicato.
“Eravamo alla correzione delle bozze quando il mondo e la vita degli uomini sono cambiati all’improvviso per una delle più gravi crisi dell’Umanità dal dopoguerra” scrive Passaro che nel suo curriculum vanta anche questo: è l’unico cerimoniere della storia ad aver vissuto e gestito una pandemia. Ha ragione nel dire che il suo non è un manuale per addetti ai lavori. Non solo, è un saggio sull’educazione al senso di appartenenza, all’identità, all’eleganza, alla bellezza, alla cultura, magari da adottare come testo scolastico. In fondo, lo suggerisce anche Sgrelli, “di solo tre persone dobbiamo seguire veramente le indicazioni: il medico, il confessore, il cerimoniere”. Ad accompagnare l’autore nel racconto della vita di relazione delle cariche pubbliche nel confronto con l’esterno tra simboli, formule, azioni, segni e protocolli, il Prefetto di Napoli, Claudio Palomba, il Sindaco, Gaetano Manfredi, il Sottosegretario di Stato per gli Affari Europei, Vincenzo Amendola e l’Assessore Regionale alla Sicurezza, Legalità e Immigrazione, Mario Morcone. La serata è stata condotta dai giornalisti Tiziana Balsamo e Antonio Giordano.