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Rcs: approvato nuovo piano, Cioli lunedì alla prova del mercato
Milano, 18 dic. (AdnKronos) - Rcs Mediagroup ha un nuovo piano industriale. Il consiglio di amministrazione ha approvato oggi il piano 2016-18 approntato dal nuovo amministratore delegato Laura Cioli. Il comunicato con i dettagli verrà diffuso lunedì mattina, prima dell'apertura della Borsa; il business plan verrà poi illustrato ad analisti e investitori a partire dalle 10, quando la Borsa avrà probabilmente già dato il suo verdetto. Rcs oggi ha chiuso in piazza Affari in calo del 2,18% a 0,485 euro, non molto lontano dai minimi dell'anno toccati nelle scorse sedute (0,446 euro), in linea con il settore (il Ftse Italia All Share Media ha perso il 2,85%). Laura Cioli lavora come Ceo in Rcs da metà novembre e ha quindi avuto circa un mese per mettere mano al business plan, che già conosceva, essendo membro del cda. Un periodo di tempo limitato, che tuttavia avrebbe sfruttato appieno: il piano, a differenza del precedente che prevedeva cospicui investimenti in nuovi business, dai ritorni non certi, sarebbe caratterizzato da un maggiore presidio delle attività tradizionali (il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport in primis, gli asset "molto forti" su cui la Cioli intende costruire una "strategia di rilancio"), prevedendo comunque investimenti e sviluppo in nuove attività. L'ad ha accennato due giorni fa, in occasione dell'assemblea che ha dato al cda una nuova delega ad aumentare il capitale per 200 mln esercitabile entro giugno 2017 e che ha nominato consigliere Mario Notari (che da oggi sostituisce Laura Cioli nel comitato Controllo Rischi, composto interamente da amministratori indipendenti), alla possibilità di partnership a livello internazionale, probabilmente in campo sportivo, dove la Gazzetta è a tutt'oggi un brand fortissimo. Atteso anche un intervento sul lato dei costi: in Rcs Mediagroup oggi, ha detto l'ad, "ci sono ancora importanti aree di razionalizzazione, nonostante siano stati fatti degli interventi. E non sto parlando di persone in questo momento, ma di tutta una serie di elementi che ci sono in azienda". Per quanto riguarda le cessioni, per la spagnola Veo Television Rcs Mediagroup ha ricevuto "sicuramente delle manifestazioni di interesse" da "diversi soggetti che si stanno proponendo in questo momento come potenziali acquirenti", ma "venderemo l'asset solo se ci sarà un prezzo interessante". Un ragionamento "su quali possano essere eventuali" altre cessioni rientrerà nel piano industriale, ha aggiunto l'ad. Sul mercato si attende il nuovo piano con interesse, spiega un analista, anche perché il titolo dopo l'uscita di Pietro Scott Jovane ha performato "così male che può valere la pena di riguardarlo", visto che siamo in presenza sia di una discontinuità, rappresentata dal nuovo amministratore delegato che di un catalyst, cioè il nuovo piano. Insomma, motivi per guardare Rcs "ce ne sono", ma "non basta fare un piano con obiettivi aggressivi, se poi vengono disattesi. Gli obiettivi - sottolinea - devono essere credibili". Gli investitori si aspettano dunque che il piano sia focalizzato più sui costi, un versante su cui il management ha maggiori leve su cui agire, che sui ricavi, dove i margini di manovra appaiono limitati, considerato che tutta l'industria editoriale è sotto pressione. Purtroppo, "finché i ricavi scendono, l'unico modo per agire è quello di tagliare i costi". Gruppi concorrenti come L'Espresso, nota comunque l'analista, in questi anni hanno ottenuto risultati sul versante del contenimento dei costi, riducendo il debito, "cosa che non si può dire per Rcs", almeno finora. Oltre ai costi legati al personale, non tanto gli stipendi quanto altri oneri accessori, meno evidenti ma che hanno un loro peso, nota l'analista, ci sono altri tipi di costi che sono facilmente aggredibili, come quelli connessi ai centri stampa, che gli editori hanno realizzato quando vendevano 7-800mila copie. Ora che le copie viaggiano a quota 300mila, potrebbe avere un senso consorziarsi e questo avrebbe un impatto "importante" sui costi. Sul versante dei ricavi, il percorso è senz'altro più complicato, ma secondo l'analista in un numero ragionevole di anni si dovrebbe arrivare ad avere giornali cartacei molto più snelli, con meno pagine, ma con un prezzo di copertina decisamente più elevato, giustificato da un giornalismo di qualità elevatissima, sul modello del Financial Times. "Non è semplice, ma bisogna puntare a questo, sennò ogni tre anni quando arriva una crisi ci ritroveremo nella stessa situazione", conclude.