Bruxelles con l'elmetto
Von der Leyen, "800 miliardi per il riarmo dell'Europa". Si scatena la polemica: "Eurobond di guerra"
Questa è "un'era di riarmo" e l'Europa "è pronta" a fare quello che serve per difendersi. Mettendo sul piatto 800 miliardi di euro. Lo dice la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, presentando a Bruxelles, senza consentire domande alla stampa, il piano Rearm Europe, che consta di cinque punti.
"Viviamo - afferma - in tempi molto pericolosi. Non serve che descriva la grave natura delle minacce che affrontiamo. O le conseguenze devastanti che dovremo sopportare se quelle minacce si realizzassero". Perché, continua, "la questione non è più se la sicurezza dell'Europa sia minacciata in modo reale. O se l'Europa debba assumersi una maggiore responsabilità per la propria sicurezza. In verità, conosciamo da tempo le risposte a queste domande. La vera domanda che abbiamo di fronte è se l'Europa è disposta ad agire con la decisione che la situazione richiede. E se l'Europa è pronta e in grado di agire con la rapidità e l'ambizione necessarie".
"Nei vari incontri delle ultime settimane - prosegue la presidente della Commissione Ue - l'ultimo due giorni fa a Londra, la risposta delle capitali europee è stata tanto clamorosa quanto chiara. Siamo in un'era di riarmo. E l'Europa è pronta ad aumentare massicciamente la spesa per la difesa. Sia per rispondere all'urgenza di agire a breve termine e per sostenere l'Ucraina, ma anche per affrontare la necessità a lungo termine di assumersi molte più responsabilità per la nostra sicurezza europea".
"Proporremo di attivare le clausole nazionali di salvaguardia" del Patto di stabilità, entra nel merito la Von der Leyen, ma a sostegno della difesa. "Se gli stati membri aumentassero la loro spesa per la difesa dell'1,5% del PIL in media, ciò potrebbe creare uno spazio fiscale di circa 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni". E poi l'Ue "fornirà 150 miliardi di euro di prestiti agli stati membri per investimenti nella difesa" per un totale di 800 miliardi.
Bruxelles dunque apre alla "revisione intermedia dei programmi della politica di Coesione", una "opportunità" per aiutare gli Stati membri "a destinare maggiori fondi agli investimenti legati alla difesa". Tra le opzioni "per offrire ulteriori possibilità e incentivi per aumentare i finanziamenti al settore della difesa" specificate da Von der Leyen figurano l'eliminazione delle restrizioni esistenti al sostegno alle grandi imprese nel settore della difesa; l'aumento degli incentivi finanziari quali il prefinanziamento e il cofinanziamento; allentare le regole di concentrazione per i fondi investiti nella difesa; e agevolare il processo di trasferimenti volontari verso altri fondi dell'Ue con obiettivi di difesa. Analogamente, continua Von der Leyen, la piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa (Step) potrebbe essere ulteriormente sfruttata ampliandone la portata a tutte le tecnologie rilevanti per il settore della difesa. "Sostenere lo sviluppo di un'industria europea della difesa forte e resiliente sosterrà anche la competitività europea e promuoverà lo sviluppo regionale e la crescita economica".
Negativi i primi commenti politici dall'Italia. Secondo una nota del gruppo del Movimento 5 Stelle all'Europarlamento "Ursula Von der Leyen ha superato ogni limite. L'Unione europea è nata per mettere fine alle guerre nel Continente, non per riarmare gli Stati membri e sfidare sul campo di battaglia le altre potenze nucleari. Gli Eurobond di guerra e tutto il piano di 800 miliardi per riarmare l'Europa rappresentano il culmine di una follia bellicista alla quale tutti i cittadini europei devono opporsi. Scenderemo in piazza il 5 aprile anche per dire no a questa deriva pericolosa. Vogliamo la pace, non una infinita guerra".
"L'Unione europea - sottolinea invece Alberto Bagnai, responsabile economia della Lega - è in mano a socialdemocrazie europee che in casa loro non hanno più consenso. Abbiamo due governanti che, per un riscatto personale, stanno organizzando una fuga in avanti dove contraddicono tutto quello che hanno detto, per cui ora si può fare debito comune, si possono avere regole fiscali più razionali, ma per la guerra".