Il compito di Bruxelles

L'Europa deve tornare sui suoi passi per non essere irrilevante

Corrado Ocone

Nel paniere delle citazioni degli europeisti una frase di Jean Monnet non manca mai. Colui che è considerato uno dei Padri Fondatori del progetto di unificazione affermò infatti una volta che l’Europa si sarebbe forgiata nelle crisi, come somma delle soluzioni adottate per superarle. È un mantra che gli eurolirici ripetono in continuazione, quasi come un esorcismo ad evidente sfondo consolatorio, cioè per darsi coraggio di fronte ai tanti fallimenti delle loro politiche. In questi giorni, di fronte all’impatto dell’annunciata rivoluzione trumpiana, le citazioni del diktum di Monnet ovviamente si sprecano. Per una volta vogliamo prenderle sul serio anche noi che siamo sì europeisti, ma nella versione scettica, o meglio realistica, indicataci da liberali di diversa ispirazione come Margaret Thatcher o Ralf Dahrendorf.

Non si può negare che l’Europa si trovi ora effettivamente ad una svolta, con un’America mai così assertiva che le impone di diventare finalmente adulta abbandonando i sogni ideologici cullati e che sono andati ad infrangersi davanti alla cruda realtà dei fatti. La situazione impone veramente di non rimandare le scelte e, soprattutto, di scegliere nel modo giusto, pena soccombere. Il timore fondato è che però le classi dirigenti, politiche e intellettuali, del vecchio continente non siano all’altezza di questo compito epocale: sceglieranno sì, ma probabilmente nel modo sbagliato, incapaci di autocorreggersi. Ma come può un medico somministrare un farmaco efficace ad un malato se continua a sbagliare la diagnosi? A Bruxelles e dintorni non si riesce purtroppo a capire che se l’Europa si trova in un impasse non è perché si siano trovati ostacoli sulla strada che dovrebbe portare all’integrazione, ma perché si è imboccata la via sbagliata. Occorrerebbe ritornare sui propri passi e prendere finalmente la direzione giusta. Detto altrimenti, per provare a “guarire”, o quantomeno per lenire le ferite, non ci vuole “più Europa”, ma un’Europa diversa: non bisogna accelerare ma resettare. Facciamo qualche esempio. La prima ricetta che ci viene proposta a ogni pie’ sospinto è quella di superare i poteri di veto degli stati aderenti e cominciare a votare le risoluzioni politiche comuni a maggioranza. Quella che a tutta prima si presenta come una ricetta democratica, nel caso dell’Europa sarebbe invece proprio l’opposto.

 

 

 

Il nostro continente è infatti un insieme di nazionalità e popoli molto diversi fra loro, pur se accomunati (e non è poco) proprio da quei valori occidentali che in questi anni si è voluto contestare con le politiche woke e multiculturaliste. Il voto all’unanimità sarebbe un modo per appiattire ed estirpare queste diversità ed esalterebbe ancor più il deficit democratico dell’Unione. Meglio allora cercare dal basso una possibile unità, che potrebbe benissimo essere a geometria variabile. La seconda ricetta reclamata è quella di una difesa comune che agisca in perfetta autonomia rispetto all’America. La velleità di questa proposta consiste nel fatto che da sola l’Europa non potrebbe assolutamente difendersi, anche se trovasse risorse e unità di intenti che allo stato attuale non è dato vedere: i ritardi tecnologici accumulati in settori cruciali come l’intelligenza artificiale, ma non solo, ci porterebbero a difenderci come nel Novecento mentre siamo entrati nel tempo delle cyberguerre e delle guerre ibride.

 

 

 

L’elenco potrebbe continuare a lungo: insistere sulla iperideologica “agenda verde” non “salverebbe” il mondo, ma sicuramente farebbe soccombere noi stessi; non controllare l’immigrazione illegale, illuderebbe tanti disperati e ci farebbe perdere coesione interna e identità; continuare a voler regolare, spegnerebbe quelle poche e residue energie vitali che ci sono rimaste isolandoci ancor più dal mondo che innova. Quel che ci vorrebbe è perciò, prima di tutto, una “rivoluzione culturale”, oltre al coraggio di realizzarla. Il merito del governo italiano è di aver capito tutto questo e di voler agire di conseguenza. Basterà?