L'editoriale

Operazione riuscita e paziente morto

Mario Sechi

Gli analisti della Cia negli anni Ottanta non furono capaci di stimare il Pil reale della Russia, il sistema di Mosca era sull’orlo del collasso, ma sulla scrivania dei Presidenti americani arrivavano documenti che parlavano di un super Stato in piena espansione economica. Il crollo dell’Urss colse tutti di sorpresa.
Dopo aver commesso il primo ciclopico errore, gli americani continuarono a sbagliare, si illusero di poter inoculare il capitalismo in Russia, così innescarono una crisi nella crisi, cadde Mikhail Gorbaciov, arrivò tra le macerie dell’impero Boris Eltsin e infine il suo delfino, Vladimir Putin, che ricostruì il regime russo da quello che era rimasto in piedi, la struttura del Kgb e i giacimenti di gas.

Capitalismo, mercato, concorrenza, libertà? Zero. Il settore dell’automobile in Europa è vittima di una serie di errori che ricordano la storia dell’Unione sovietica, il suo crollo e il suo fallimento nella transizione dal comunismo al capitalismo, dalla dittatura alla democrazia. A Bruxelles sono sulla buona strada per replicare il fiasco: in novembre (dati Acea) le immatricolazioni di nuove autovetture nell’Unione europea sono diminuite ancora dell’1,9%, in Francia il rosso è del 12,7%, seguita dall’Italia (-10,8%), mentre il mercato tedesco ha registrato una leggera stagnazione (0,5%).

Tra i quattro mercati più importanti dell’Unione, solo la Spagna ha registrato una crescita positiva (6,4%). Siamo al punto terminale di una follia ideologica che non tiene conto della realtà industriale, del mercato, della volontà del consumatore. Il risultato è una crisi che rischia di far esplodere uno dei polmoni dell’industria e del lavoro in Europa. Tutto questo va fermato prima dell’esito surreale: l’operazione è riuscita, il paziente è morto.