Che imbarazzo

Ursula von der Leyen, la figuraccia del Pd: prima la votano, poi si auto-silurano

L'imbarazzo evidente da settimane dentro al Pd per la questione Ursula Von der Leyen si è trasformato direttamente in cortocircuito politico nel giorno del voto alla nuova Commissione Ue nella plenaria dell'aula dell'Europarlamento di Strasburgo.

La presidente, esponente tedesca del Ppe, ha ottenuto sì la fiducia ma con soli 371 voti, la quota più bassa della storia, e addirittura 31 "sì" in meno rispetto alla votazione dello scorso luglio sulla sua nomina alla guida della Commissione. Una maggioranza di centrosinistra uscita a pezzi dalle elezioni europee di giugno, con popolari e Socialisti & Democratici pronti poi a qualsiasi colpo basso nel momento della scelta dei singoli commissari e la Von der Leyen costretta a contare su una sorta di "appoggio esterno" da parte di alcune componenti dei conservatori di ECR, con in testa Fratelli d'Italia, il partito della premier italiana Giorgia Meloni e del vice-presidente esecutivo dell'Ue Raffaele Fitto.

 

 

 

 

Mentre i popolari spagnoli mettevano sulla graticola la commissaria socialista Teresa Ribera, i socialisti europei con il supporto del Partito democratico italiano se la sono presa con Fitto e con l'apertura alla Meloni, minacciando un voto contrario che alla fine, sia pure parzialmente, è arrivato.

 

 

 

E ora la situazione politica è assolutamente delicata e incandescente. Mentre il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra hanno confermato il loro voto contrario alla Commissione (come del resto la Lega, che fa parte dei Patrioti per l'Europa). come nota il Secolo d'Italia il Pd è arrivato ad "auto-delegittimare" il voto a favore anche dell'Italia che alla fine i dem hanno dato, con le eccezioni di Cecilia Strada e Marco Tarquinio.

Ed è dunque surreale, per usare un eufemismo, la dichiarazione sui social dell'ex sindaco di Pesaro e oggi europarlamentare dem Matteo Ricci, secondo cui "a luglio i voti favorevoli erano 401. Aprire a destra ha creato tantissime tensioni e ha ridotto la maggioranza: -31 voti favorevoli, oggi. Un’operazione politica rischiosa e controproducente. Noi vigileremo, ma il voto dimostra che sarà interesse di Ursula Von der Leyen rimanere nel solco del programma europeista. Fuori non c’è futuro, spero lo capisca". E anche il capo-delegazione Nicola Zingaretti ha parlato di "vigilanza", di fatto fotografando lo stato attuale del Pd: un partito che ha fatto campagna anti-Fitto che si è tradotta in una battaglia anti-italiana ma che alla fine, per timore di perdere il posto in maggioranza, ha votato "sì" ritagliandosi un ruolo da "opposizione interna". E pensare che li chiamavano "forze responsabili".