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Argentina e Usa pronti al decollo, l'Europa deve ancora mettersi in moto

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 Guardiamole bene le immagini delle strette di mano, dei sorrisi, dei caldi abbracci tra Javier Milei e Donald Trump, ovviamente alla presenza di Elon Musk. Non c’è solo l’ovvia soddisfazione e la reciproca palpabile simpatia tra tre grandi “irregolari”, accompagnata da un altrettanto legittimo e comune calcolo di immagine: i tre si piacciono tra loro (questo è evidente), piacciono a tantissimi in giro per il mondo, e sanno soprattutto che questo sterminato pubblico globale li apprezza proprio nella loro complementarietà.

C’è un’immensa audience mondiale che ama in Trump l’incarnazione della rottura dello schema dei dem come vincitori obbligati (e invece li si può battere, e lo si può fare combattendo contro tutto: «Fight, fight, fight»), in Musk una dimensione tecno-futurizzante che però sa tradursi in meravigliose realizzazioni concrete, in Milei il fatto che la rivoluzione conservatrice possa assumere connotati liberali e libertari.

Non sto proponendo una impossibile sistematizzazione ideologica di un fenomeno articolato, magmatico e complicatissimo, né tantomeno voglio confondere tra loro entità non paragonabili: la prima economia del mondo con un paese che ha ancora forti elementi di fragilità come l’Argentina.

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