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Ilaria Salis, lo schiaffo della Lega: "Sei la vergogna d'Italia

Fabio Rubini
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Frigna e s’indigna Ilaria Salis. Lo fa nel corso di una conferenza stampa all’Europarlamento per rispondere alle bordate che il giorno prima le avevano riservato il premier ungherese Viktor Orban e il suo portavoce Zoltan Kovacs («Non è una martire ma una semplice delinquente»), nell’annunciare la richiesta di togliere l’immunità all’italiana, presentata al parlamento Ue. Salis si presenta al microfono con un maglioncino di un chiaro smunto e la voce incerta. Ha paura - comprensibilmente dal suo punto di vista - che l’Europarlamento possa accogliere la richiesta ungherese e la mandi a processo a Budapest, dove rischia fino a 24 anni di galera dura. E così la baldanza con la quale definisce «una vergogna l’accordo tra Italia e Albania» (ci torneremo), svanisce in una litania fatta di recriminazioni e di appelli ai colleghi parlamentari.

«Davvero in Ungheria è normale affermare che una persona è un criminale, un delinquente che ha commesso un reato, prima che il giudice abbia emesso una sentenza?». E ancora: «Non è terminato nemmeno il primo grado eppure sono già stata condannata dai signori Orban e Kovac, così come da Fidez (il partito di maggioranza ungherese) e dai Patrioti». È a questo punto che inizia il piagnisteo della Salis per evitare il processo: «Come possono i giudici esaminare con la necessaria obiettività e serenità un imputato che è dipinto come un delinquente, come un nemico pubblico, come un “terrorista”, da un potere politico che cerca di ottenere una condanna a una pena esemplare?». Che poi è la stessa domanda che da mesi ci facciamo riguardo al processo che vede imputato Salvini, già condannato dalla sinistra di cui la Salis fa parte.

 

 

Andiamo avanti. Nel corso della conferenza Salis ripercorre i fatti del 2023 e si autoassolve: «Sono stata tirata giù da un taxi e ammanettata senza nessuna spiegazione. Sono stata accusata in modo arbitrario di fatti avvenuti nei giorni precedenti, rispetto ai quali sono innocente e mi sono sempre dichiarata tale. Non ci sono prove contro di me e non sono stata riconosciuta tra gli aggressori né dalle vittime né dai testimoni». E allora, ci chiediamo noi, qual è il problema di farsi processare come sta facendo Salvini a Palermo? Se non ci sono prove, se nessuno l’ha riconosciuta, quale modo migliore per chiudere questa vicenda se non far certificare dai giudici ungheresi la propria innocenza? Del resto la stessa Ilaria un mese fa alla web tv di Repubblica dichiarava: «Comunque spetterebbe alla magistratura decidere se Salvini è colpevole o meno». E allora forza, chieda all’Europarlamento di revocare l’immunità e si sottoponga al giudizio della corte.

Su questo tasto, però, Salis non ci sente proprio. Anzi, alza i decibel delle lagnanze: «Sono esposta al rischio di una pena enorme, fino a 24 annidi carcere duro, sproporzionata rispetto ai presunti reati (proporrà di cambiare il codice penale ungherese?, ndr), in un Paese dove non ci sono le condizioni minime per un processo equo». Ilaria è un fiume in piena e arriva addirittura a parlare di «persecuzione cominciata durante la mia detenzione» e che ha «assunto connotati di un vero e proprio accanimento da quando sono stata eletta come europarlamentare. I continui attacchi pretestuosi nei miei confronti hanno lo scopo di impedirmi di svolgere il mio mandato».

Insomma Salis invoca una sorta di piano persecutorio per convincere l’Europarlamento a negare la richiesta dei giudici ungheresi. E infatti spiega: «Io voglio difendermi all’interno di un processo che sia giusto ed equo e il problema è che un processo di questo tipo evidentemente non può svolgersi in Ungheria». Per questo l’europarlamentare auspica «che il parlamento non ceda di fronte alla prepotenza di un governo autoritario».

La parlamentare di Verdi e Sinistra ritrova verve quando deve attaccare il governo italiano: «Con la vergognosa operazione in Albania, di coloniale memoria, il governo italiano si è fatto avanguardia di un attacco europeo contro le migrazioni e il diritto». Per Salis si tratta di una «prova di assoluta incompetenza» del governo italiano che «dovrebbe dimettersi avendo esposto il Paese a una simile figuraccia internazionale». Poi sceglie di non rispondere alle domande e se ne va. All’attacco della Salis ci va la Lega con le europarlamentari Susanna Ceccardi e Anna Maria Cisint, che in una nota congiunta accusano la collega: «Vergogna in aula a Strasburgo. Salis si rifiuta di rispondere alle nostre domande. D’altronde è noto il suo analfabetismo istituzionale.

Lei continua ad insultare il nostro Paese dicendo che l’Italia è una vergogna, noi riteniamo che l’unica vergogna sia il fatto che la Salis sia stata candidata e ora rappresenti l’Italia al Parlamento europeo. Dopo il discutibile intervento della Salis in aula - proseguono le due -, abbiamo alzato la mano per rivolgerle due domande, una prassi comune e consolidata. Volevamo chiederle come mai fosse d’accordo a mandare a processo Salvini e non a difendersi lei stessa in un processo. Secondo, se quelle vittime ungheresi a cui è stata spaccata la testa meritino di avere un processo che accerti i responsabili. Lei non ha accettato, è fuggita dal confronto come è fuggita dal processo. Complimenti».

 

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