le trattative

Von der Leyen, la vendetta dei socialisti europei: pronti a scaricarla per i centri in Albania

Pietro De Leo

L’acceso dibattito sull’immigrazione che si è innescato in Italia dopo l’ordinanza del Tribunale di Roma sugli immigrati trasferiti in Albania ha scatenato una sorta di effetto-detonatore anche in Europa. L’altroieri è stata respinta la proposta dei Verdi (cui poi si è accodato l’intero centrosinistra) di dibattere in plenaria all’Europarmanento sull’accordo tra Roma e Tirana. Ieri, la presidente del gruppo dei Socialdemocratici, la spagnola Iratxe Garcia-Perez, ha alzato ulteriormente il tiro, mettendo addirittura in discussione l’appoggio alla maggioranza guidata da Ursula von der Leyen. «I socialisti e democratici sono contro l’esternalizzazione della gestione della migrazione. Siamo contro la strategia del Ppe e di Meloni, siamo molto preoccupati dal fatto che von der Leyen voglia adottare questa strategia. Voglio dirlo in maniera diretta: così non può contare sul nostro sostegno». E ha continuato nell’attacco politico: «Qualsiasi proposta di di esternalizzazione della politica di asilo e rimpatrio è un’assoluta violazione del diritto internazionale. E ciò è stato confermato nella sentenza dei giudici di Roma sull’accordo fra Italia e Albania. Il nostro gruppo politico ripeteva da tempo questo messaggio».

All’esponente socialista viene chiesto, poi, se questo significa mettere in discussione il sostegno alla maggioranza e votare contro la Commissione (dove i socialisti hanno cinque componenti). La risposta fa capire che la questione esiste eccome: «È una decisione che dobbiamo prendere nel gruppo, nel momento opportuno e alla luce dei risultati delle audizioni. Ma, senza alcun dubbio, posizioni del genere non aiutano ad avere un dibattito sereno». Il gruppo “The Left”, sinistra radicale che si è posta all’opposizione della seconda Commissione von der Leyen, cerca subito di entrare nel varco, lanciando un segnale ai socialisti e ai verdi: «Bisogna ripensare un rapporto di forza, a cominciare da un dialogo», ha detto la co-presidente del gruppo Manon Aubry. «Da soli non riuscirete a portare avanti i vostri giochetti con il Ppe perché il Ppe non ha bisogno di voi, basta l’estrema destra. Basti pensare alla risoluzione sul Venezuela all’inizio del mandato». Il riferimento è all’atto, approvato con lo schema Ppe-Ecr-Esn, che riconosce la vittoria di Edmundo Gonzalez Urrutia alle elezioni dello scorso 28 luglio.

Quello dei socialisti, peraltro, è stato un affondo destinato probabilmente ad avere ripercussioni interne. Basti pensare che nel vertice dei capi di stato e di governo “like minded” per la lotta ai flussi irregolari convocato da Giorgia Meloni a margine del Consiglio Europeo della scorsa settimana, una sostenitrice della linea pragmatica è stata Mette Frederiksen, primo ministro danese, socialdemocratica e interprete di politiche molto restrittive sulla clandestinità. La posizione dei progressisti europei ha suscitato reazioni nel centrodestra. Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d’Italia co-presidente di Ecr (forza d’opposizione ma dialogante con von der Leyen) ha puntato il dito contro una contraddizione: «Trovo singolare e fuori luogo le affermazioni della socialista Perez -ha spiegato- perché l’esternalizzazione della gestione dei flussi migratori è già inserita nel Patto per l’asilo e migrazione della Ue. È prevista la creazione di un fondo per l’attuazione di progetti per la dimensione esterna, tramite partenariati con gli Stati di origine e transito dei flussi migratori per prevenire le partenze irregolari e combattere il traffico di esseri umani».

 

 

Fonti del Ppe, partito di maggioranza relativa, rivelate dall’Ansa, non credono molto alle minacce dei socialisti, che sono «un bluff, non hanno i numeri per fermare nulla, non è la prima volta che minacciano eppure non sembra si siano mai viste grandi conseguenze». Ancora dalla famiglia popolare, punge Fulvio Martusciello, capodelegazione di Forza Italia all’Europarlamento: «I Socialisti europei stanno conducendo una vera e propria battaglia ideologica che non porta a nulla di costruttivo. Il loro attacco alla presidente Ursula von der Leyen è destinato a fallire». E, ancora, spiega: «Richiamare in modo strumentale la sentenza del Tribunale di Roma, peraltro fraintesa, è un tentativo di fermare una proposta che risponde chiaramente alla volontà dei cittadini di contrastare l’immigrazione irregolare. Questo atteggiamento non solo è irresponsabile, ma va contro l’adozione di una politica migratoria comune a livello europeo».