L'intervista

"L'Ue del futuro rischia di essere solo una meta turistica"

Francesco Carella

«È tempo di essere chiari sul futuro dell’Unione europea: nella migliore delle ipotesi è destinata a essere una meta turistica attraente per gli americani e un ricco mercato per i veicoli elettrici cinesi». E nella peggiore? «Non escludo la possibilità di qualche sorpresa seria, come il fatto che il Vecchio Continente diventi un campo di battaglia per una nuova Guerra Fredda o addirittura un teatro per la Terza Guerra Mondiale». Pessimista come sempre lo storico Niall Ferguson, Senior Fellow alla Stanford University e membro del Center for Science and International Affairs di Harvard. È autore di saggi (come The 20th Century, the Age of Violence: A New Interpretation of the Twentieth Century o The Rise and Fall of Money: A Financial History of the World). «Inoltre», prosegue il professore, «sono convinto (come molti studiosi europei che incontro ai convegni) che anche i recenti report di Enrico Letta e Mario Draghi non saranno presi in considerazione. Da Ursula von der Leyen in poi, Bruxelles è stata un luogo di gestione delle crisi ma non di riforme coraggiose».

Lei prefigura persino scenari da Terza guerra mondiale.
«Perché sono convinto che i conflitti in atto, dall’Ucraina agli scontri in Medio Oriente tra Israele con Hamas e Hezbollah, non troveranno una soluzione diplomatica immediata. Il Medio Oriente rimarrà un luogo di altissima tensione per molto tempo a venire. È ormai chiaro che dietro Hamas c’è un Paese, l’Iran, che non punta a una soluzione pacifica del conflitto, mentre nell’Europa orientale è in corso una guerra in cui Vladimir Putin minaccia apertamente di ricorrere alle armi nucleari. Intanto, si prepara la prossima crisi in Asia orientale, dove la Cina rappresenta chiaramente una minaccia allo status quo di Taiwan».

 

 

 

Anche il futuro che immagina per l’Unione europea non è molto confortante.
«Sono stato fortemente contrario all’introduzione della moneta unica fin dall’inizio. Ho scritto un articolo, proprio quando stava arrivando l’euro, in cui sostenevo che in dieci anni la moneta unica avrebbe creato molte difficoltà ai Paesi membri perché storicamente mancava l’elemento centrale (come riportato in tutti i manuali di storia economica) ovvero l’integrazione fiscale». Purtroppo, i fatti hanno dimostrato che le mie valutazioni avevano una ragion d’essere. Dalla crisi greca in poi, le difficoltà per i membri dell’Ue non sono state poche».

Che cosa fare?
«Sono molto favorevole ai rapporti Letta e Draghi. Il problema è di volontà politica. Ora è troppo tardi per lavorare alla costruzione di uno stato federale e adottare un sistema fiscale più centralizzato. Sarebbe molto difficile persino ottenere un unico mercato europeo dei servizi o dei capitali. Ci sono troppi partiti populisti al potere o troppo vicini al potere perché sia probabile un’ulteriore integrazione europea».

Questa analisi mostra il fallimento totale della linea seguita nel secolo scorso da Mitterrand e Kohl.
«Forzare la storia è sempre un rischio. I due statisti erano convinti che l’unità monetaria avrebbe portato quasi automaticamente a un’Europa politica e federale. Solo gli inglesi, tradizionalmente euroscettici, si sono opposti. Ora se ne sono andati. Ma faccio fatica a vedere ulteriori passi verso l’integrazione fiscale e di mercato».

Nel frattempo, le forze di estrema destra stanno crescendo in tutti i Paesi.
«Va ricordato che l’integrazione europea è stata per decenni appannaggio di una ristretta élite politica. Solo nel tempo il progetto federale è stato condiviso, e non sempre del tutto candidamente, con gli elettori nazionali. Una realtà che appartiene alla storia dell’Europa non è stata tenuta in minima considerazione. Mi riferisco al nazionalismo, che caratterizza (anche se spesso in forma latente) quasi tutti gli Stati europei».

Ritorniamo agli scenari internazionali. Che cos’è che la preoccupa così tanto ?
«Il ritorno dell’imperialismo russo rappresenta una minaccia non solo per l’Ucraina, ma anche per gli Stati baltici e forse anche per la Polonia; e di conseguenza anche per i membri della Nato e dell’Ue. Date le circostanze, tutti gli Stati dell’Unione dovrebbero aumentare non solo la spesa per la difesa, ma anche la stessa cooperazione industriale. Ma siamo a cento miglia dall’autonomia strategica. E via via che i populisti avanzano in Francia e Germania, tutto ciò diventa ancora meno probabile».

 

 

 

In Europa la convivenza coni musulmani si fa sempre più problematica.
«Quando un fiume è poderoso, è difficile costruire argini in grado di fermare le acque. Sono milioni gli africani che premono perché abbiano la possibilità di trasferirsi nei Paesi in cui pensano di potere vivere meglio che in casa loro. Con questi numeri è difficile fare blocco. Si tratta di un altro conflitto presente nel cuore del Vecchio Continente».

Un’ultima domanda. Chi andrà alla Casa Bianca, Donald Trump o Kamala Harris ?
«Difficile fare previsioni. Presumo che in caso di vittoria del tycoon la politica estera americana sia destinata a cambiare non poco».