Armi a Kiev

Orban fa saltare il banco Ue sull'Ucraina: "Non un singolo euro". Pd, crollo nervoso e insulti al governo

L'Unione europea erogherebbe altri sei miliardi di euro all'Ucraina per acquistare armi ma l'Ungheria la bloccherà. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto a margine del Consiglio Affari esteri informale a Bruxelles. A suo avviso l'Ue manca di una valutazione realistica della situazione e vi domina una "psicosi bellica".

"L'Ungheria non contribuirà all'erogazione di un singolo euro a Kiev finché le imprese ungheresi saranno discriminate in Ucraina e finché le decisioni di Kiev che mettono in pericolo la sicurezza energetica del nostro Paese saranno in vigore", ha affermato il capo della diplomazia di Budapest. A proposito della possibile estensione in Ucraina della missione Ue di addestramento di militari ucraini, Szijjarto ha detto: "Abbiamo chiarito che se vogliono espanderne il territorio o la funzione, l'Ungheria non contribuirà".

"E' stato uno dei Consigli Esteri più intensi degli ultimi cinque anni", ha dovuto ammettere alla fine del vertice l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell. Una riunione che, come detto, sulla carta era un consiglio informale, tenuto a Bruxelles invece che a Budapest (come sarebbe dovuto essere da tradizione con la presidenza ungherese di turno dell'Ue) solo a causa di una ritorsione - di Borrell - contro le scelte del premier Viktor Orban di recarsi in visita da Vladimir Putin e Xi Jinping senza alcun mandato europeo. Logico, dunque, che la tensione Budapest-Bruxelles sia alla fine esplosa in maniera a tratti drammatica.

La giornata era cominciata la mattina presto con una richiesta specifica di Borrell e del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che si sono presentati insieme alla riunione. "Vanno rimosse le restrizioni all'uso delle armi occidentali nei territori russi", hanno chiesto. "Andrebbero colpiti obiettivi legittimi, per lo più aeroporti da dove partono i bombardieri che martellano le infrastrutture e i civili ucraini", ha evidenziato il capo della diplomazia di Kiev. "Con quelle restrizioni le armi fornite diventano inutili", ha insistito. La giornata si è chiusa con un sostanziale rifiuto. "E' una decisione nazionale, gli Stati membri vogliono mantenerla come tale, piuttosto che prendere una decisione Ue", ha ammesso l'Alto rappresentante nella conferenza stampa conclusiva.

"Ognuno prenderà la decisione che riterrà appropriata", ha aggiunto. E' lo stesso messaggio che aveva trasmesso il ministro degli Esteri Antonio Tajani al suo arrivo all'incontro: "Ogni Paese è libero di decidere come è giusto utilizzare le armi inviate all'Ucraina. Noi abbiamo inviato soprattutto armi difensive, adesso stiamo per inviare la nuova batteria Samp-T che è difensiva quindi non può essere utilizzata in territorio russo. Ribadiamo: noi non siamo in guerra con la Russia. Anche la Nato non è in guerra con la Russia, quindi per l'Italia rimane la posizione di utilizzare le nostre armi all'interno del territorio ucraino. Gli altri Paesi decidono come ritengono opportuno fare". 

Reazioni scomposte dal Pd. "Giù la maschera. Dopo l'Ungheria di Orban, il governo Meloni è il primo governo europeo a rompere l'unità europea rispetto alla solidarietà con l'Ucraina che resiste. Una brutta pagina", scrive sui social Lia Quartapelle, deputata dem. "Mi vergogno della risposta italiana all'invito di Borrell sulla difesa dell'Ucraina - si sbilancia Filippo Sensi -. Il ministro degli esteri italiano ha espresso una posizione ipocrita e sovranista, l'esatto opposto di quanto il governo ha predicato in questi anni. Isolati contro l'Europa assieme a Orban". A giudicare dal nulla di fatto, però, lo scenario ucraino non sembra solo un problema ungherese.