La nuova Commissione europea
Giorgia Meloni, il piano di Raffaele Fitto per l'Europa
Dopo la rottura sul secondo mandato a Ursula von der Leyen, rispetto a cui la premier si era astenuta nel vertice di giugno e i suoi parlamentari hanno addirittura votato contro, Giorgia Meloni aveva bisogno come l’aria di ricostruire un rapporto di fiducia con l’attuale maggioranza che guida i vertici europei. E, in particolare, con il partito più forte del Parlamento europeo, il Ppe.
Perché le nomine della nuova Commissione passeranno, prima di tutto, dalle commissioni del Parlamento e poi dal voto dell’Aula. E Weber guida il gruppo più numeroso del Parlamento (188 membri). Ovvio, dunque, che giocherà un ruolo importante nel momento in cui i commissari indicati dai governi nazionali dovranno passare il vaglio delle audizioni e poi del voto, tenuto conto che socialisti, verdi e liberali non vedono l’ora di isolare il governo di destra italiano. L’Italia vuole, nella nuova commissione, una delega di peso. Possibilmente economica.
E una vicepresidenza esecutiva. Il nome c’è già: Raffaele Fitto. Ma la delega è tutta da decidere. Meloni da settimane sta trattando in prima persona con Ursula von der Leyen. Ma ha bisogno di alleati. Soprattutto di forze che fanno parte della maggioranza che ora guida l’Europa, essendosi tirata fuori. E l’unico alleato su cui può contare è il Ppe. Per questo l’incontro con Weber era fondamentale. L’artefice è stato Antonio Tajani, che del Ppe è vicepresidente. È stato il leader di Forza Italia a spendersi in ogni modo perché si tenesse l’incontro, che si è svolto ieri, tra Meloni e Manfred Weber, presidente del Parlamento europeo. Entro 48 ore, infatti, l’Italia dovrà indicare il nome per la Commissione. (...)
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