Porte chiuse

Ue, lo sfogo di Giorgia Meloni: "Il metodo è sbagliato", nessun accordo

Nessun accordo è stato raggiunto ieri alla cena informale tra i leader dell'Unione europea sulle nomine dei nuovi vertici all'indomani delle elezioni dell'8 e 9 giugno. I 27 capi di Stato e di consiglio dell'Unione hanno cenato in leggero ritardo rispetto a quanto previsto perché prima ci sono stati incontri informali a piccoli gruppi tra i vari leader. Poco dopo la mezzanotte, è stato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel a dare la notizia del mancato accordo, pur precisando: "Sono stati compiuti passi nella giusta direzione". E poi: "È nostro compito prendere una decisione sulle nomine entro fine giugno", in riferimento al Consiglio europeo della "prossima settimana".

L'incontro tra i 27 è avvenuto a porte chiuse. Vietato avere con sé cellulari o advisor di qualunque tipo. Assente Ursula von der Leyen, la cui ricandidatura come presidente della Commissione europea era sul piatto delle nomine. La cena, in ogni caso, è definita "informale" proprio perché non prevedeva decisioni. Ieri "era l’occasione per uno scambio approfondito e trasparente, per condividere le priorità, le aspettative, le speranze", ha detto Michel. Non tutti, però, hanno condiviso il metodo. La premier Giorgia Meloni, del gruppo Ecr, ha contestato il tipo di approccio alla discussione, che secondo lei è partito dai nomi e non dai "segnali delle Europee". Il "metodo è sbagliato - si sarebbe sfogata la presidente del Consiglio - io non ci sto ad accettare un pacchetto di nomine preconfezionato, le soluzioni di cui si discute non sono state concertate con tutti. Ma soprattutto non ha senso parlare di nomi senza fare prima un’analisi seria e profonda del voto". Il disappunto di Meloni è diretto soprattutto verso i leader francese e tedesco, Emmanuel Macron e Olaf Scholz, la cui intenzione sarebbe quella di chiudere le trattative il prima possibile.

I nomi sicuri sul tavolo sarebbero quelli della von der Leyen per il bis alla Commissione e di Roberta Metsola per due anni e mezzo alla guida del Parlamento, in staffetta per la seconda metà del mandato con i socialisti. Il Ppe, però, avrebbe avanzato una richiesta specifica: applicare la rotazione dopo 2 anni e mezzo (come avviene per il Parlamento europeo) anche per la presidenza del Consiglio europeo. In questo modo, i primi due anni e mezzo andrebbero a un socialista (l'ex premier portoghese Antonio Costa il favorito) e gli altri due anni e mezzo a un popolare. Il mandato del presidente del Consiglio, in realtà, è già di una durata di due anni e mezzo ma finora è stato sempre mantenuto per i cinque anni. Per la carica di Alto rappresentante, invece, sarebbe in corsa Kaja Kallas.