Urne aperte
Europee, secondo giorno al voto: caos ai seggi, la riffa dei 76 scranni
La grande incognita dell’affluenza per le elezioni europee (iniziata ieri pomeriggio alle 15 e che si concluderà oggi dalle 7 alle 23), è forse la più complicata da indovinare. Ieri sera dopo le 23 l’affluenza registrata dal Viminale si attestava intorno al 15% (47.834 su 61.650 sezione censite). Il problema semmai è che da Palermo a Cagliari, dalla Calabria all’Emilia-Romagna i presidenti di seggio hanno dovuto fare ricorso alle “liste di disponibilità” per coprire gli organici degli scrutatori così da garantire l’apertura pomeridiana.
Da decenni in Italia come in Europa si assiste ad un declino di chi si presenta al voto. Alle precedenti elezioni europee e anche alle più recenti elezioni politiche la parabola discendente è stata più che evidente: l’affluenza alle europee del 26 maggio 2019 fu del 54,50%, mentre alle politiche del 22 settembre 2022 è stata del 63,91%. Tra le liste che si presentano in tutta Italia, alcune debuttano a livello europeo, con curiose alleanze alleanze e apparentamenti per superare la fatidica quota di sbarramenti del 4% nazionale che potrebbe lasciare a casa ambizioni e candidati degli schieramenti minori. Salvo sorprese che potrebbero essere sfuggite ai cabalistici algoritmi dei sondaggisti.
Intanto vediamo di capirci qualcosa sul meccanismo di voto. Per le elezioni europee, è possibile scegliere e votare una sola lista e non è ammesso il voto disgiunto. L’elettore può tracciare un segno sul simbolo della lista scelta, anche senza indicare espressamente candidati. Eventualmente i nominativi dei candidati scelti vanno indicati sulle righe stampate a destra del simbolo, scrivendo ilcognome oppure il nome e il cognome in caso di omonimia. Si possono esprimere da una a tre preferenze.
Però attenzione: nel caso di due o tre preferenze, le stesse devono riferirsi a candidati di genere diverso, altrimenti si va a sbattere nell’annullamento della seconda o della seconda e terza preferenza. I candidati devono appartenere ovviamente alla medesima lista votata. Domenica sera dalle 23 in poi si passera alla grande riffa per aggiudicare i 76 seggi che spettano all’Italia e che saranno assegnati con metodo proporzionale, cioè verranno ripartiti tra le liste in proporzione ai voti ricevuti.
Sulle liste che sono state ammesse dal Viminale alle elezioni europee soltanto 11 hanno avuto il via libera per correre in tutte le circoscrizioni. Guardando solo all’Italia in questa tornata hanno facoltà di voto (considerando pure i neo maggiorenni) ben 51,2 milioni di cittadini. Il nostro Paese la terza nazione, per peso, dopo Germania e Francia (ed esprime 76 rappresentanti sul totale dei 720 eurodeputati).
E passiamo agli ipotetici schieramenti. La regola del proporzionale ha sostanzialmente messo tutti contro tutti. Ad urne aperte , non ci sono alleanze, né coalizioni. Semmai se ne parlerà a scrutini effettuati. Anche perché gli stessi partiti che in Italia sono alleati al Parlamento di Strasburgo appartengono invece a famiglie diverse e sono concorrenti, quando non avversari. Si prenda il centrodestra: Fratelli d'Italia è con i conservatori (Ecr); la Lega con la destra di Identità e democrazia; Forza Italia con i popolari (Ppe). Tre gruppi che, a livello europeo, hanno programmi e strategie diverse: i popolari, ad esempio, sono aperti alle alleanze con i socialisti, a differenza di conservatori e Id, ma sono indisponibili a unirsi ad alcune sigle dell’ultradestra; molto diverso.
Il Pd appartiene alla famiglia socialista (S&D); il Movimento 5 Stelle non si sbilancia mentre i centristi degli Stati Uniti d’Europa e quelli di Azione, corrono come avversari: eppure sono nella stessa area europea (Renew Europe). Un confuso minestrone per Verdi e la Sinistra, e pure Alternativa popolare, Libertà e Pace Terra Dignità.