Pavidità

Israele, la Ue taglia i fondi alla Palestina? Poi la retromarcia

Carlo Nicolato

Qualcuno a Bruxelles si aspettava che il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas spendesse qualche faticosa parola di biasimo nei confronti degli assassini di Hamas. O per meglio dire ci sperava, perché così sarebbe stato più facile giustificare quel fiume di denaro che annualmente la Ue invia in Palestina per motivi, dicono, umanitari, nella speranza che un giorno l’Autorità si trasformi in uno Stato palestinese democratico. Speranza vana ovviamente, tanto che Abbas ribaltando la realtà, dicendo cioè che il popolo palestinese ha il diritto di difendersi contro i «crimini e le violazioni israeliane nel complesso della moschea di Al-Aqsa e nei territori palestinesi», ha preso di fatto, e come era ovvio aspettarsi, le parti di Hamas. Solo degli sprovveduti, o politicamente prevenuti, avrebbero potuto aspettarsi il contrario.

 

 

LA FRENATA - E a Bruxelles evidentemente lo sono, e non solo per i motivi citati, ma anche perché dopo aver deciso di sospendere tutti i pagamenti in corso alle autorità palestinesi per un totale di 691 milioni di euro, ci hanno ripensato. Nell’arco di un paio di ore. «In qualità di principale donatore per i palestinesi, la Commissione europea sta mettendo sotto esame l'intero portafoglio di sviluppo» aveva inizialmente scritto su X Olivér Várhelyi, commissario europeo per l'Allargamento e la politica di vicinato. Un esame che deve essere durato molto poco dal momento che lo stesso commissario ha poi puntualizzato che «gli aiuti umanitari dell'Ue ai Palestinesi bisognosi continueranno fino a quando sarà necessario». La questione trova si assesta quando in una nota uffciale la Commissione Ue annuncia che «revisionerà» i programmi di assistenza a supporto dei palestinesi. Ma, «nel frattempo, non essendo previsti pagamenti, non ci sarà alcuna sospensione dei pagamenti». Pertanto «la revisione dei programmi non riguarda l’assistenza umanitaria fornita nell’ambito delle operazioni europee di protezione civile e di aiuto umanitario (Echo).

L’ungherese Várhelyi peraltro non è la prima volta che ci casca. Nel 2021 fu proprio lui a spingere per la sospensione di tali aiuti dopo che alcune associazioni avevano denunciato che i libri scolastici palestinesi stavano promuovendo l'antisemitismo e l'odio nei confronti dello Stato ebraico. Il trasferimento di denaro dalla Ue fu sospeso, subordinato a una serie di riforme che Abbas si è guardato bene dal fare Poi sono ripresi, lo scorso anno, a seguito di un rapporto dell’Istituto Georg Eckert nel quale si stabiliva che tali libri erano in linea con le linee guida dettate dall’Unesco, dalla quale peraltro ai tempi Israele e Usa si erano dissociati proprio per pregiudizi anti-israeliani. Ma soprattutto dopo la pubblicazione di una lettera aperta firmata dai ministri degli Esteri di 15 Paesi Ue, tra i quali la Francia, il Belgio, la Spagna ma non l’Italia, nella quale si faceva presente che l'introduzione di tale condizionalità arrivava «in un momento in cui l'Autorità palestinese è già impegnata in un ambizioso programma di riforma».

 

 

Lo scorso anno dunque la Commissione europea, in occasione di una visita delle Von der Leyen, e Draghi, in loco, ha deciso lo sblocco di quei 215 milioni sospesi, mentre quest’anno la cifra stanziata e iscritta al bilancio del 2022 è di 296 milioni. Tutti a fondo perduto ovviamente, e senza alcuna condizione come richiesto nella lettera citata, nemmeno che in Palestina siano rispettati i diritti umani e le regole basilari della convivenza civile con gli Stati vicini. Di questa somma 114 milioni sono destinati al pagamento degli stipendi e delle pensioni dei dipendenti pubblici, nonché degli assegni sociali alle famiglie vulnerabili.

Perché l’Europa debba pagare il salario agli impiegati della posta palestinesi rimane un mistero, ma questo è quello che è stato dichiarato dalla stessa Ue in occasione dell’annuncio del pacchetto di sostegno finanziario lo scorso febbraio. Trenta milioni sono destinati all’aumento di volume dell’acqua potabile, mentre 27 sono stanziati per sostenere le micro, piccole e medie imprese. Una grossa fetta di questa cifra invece è finita all’Unrwa, Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi, comprendente 15 milioni per “mitigare l'impatto sui prezzi dell'invasione russa dell'Ucraina».