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Christine Lagarde, l'ordine: "Quali tasse voglio", vuole rovinare l'Italia

Attilio Barbieri
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Alla Banca centrale europea non bastano gli effetti prodotti su famiglie e imprese dal rialzo dei tassi, con 20 miliardi drenati dai nostri portafogli nel 2023 e nel 2024 per il rialzo dei tassi. Ora la Bce ha deciso di occuparsi anche di sostenibilità ambientale e transizione ecologica. Temi che c’entrano con gli ambiti di intervento di un istituto di emissione come i celeberrimi cavoli a merenda. Ma lo sconfinamento è presto spiegato. Alla fine di una disamina obbiettivamente articolata l’Eurotower arriva a individuare la ricetta «vincente» per indurre i Ventisette Paesi della Ue a ridurre con maggiore decisione la loro impronta ambientale: le tasse sulle emissioni.

Alla fine si tratta sempre di mettere le mani nelle nostre tasche. In un caso con i saggi d’interesse, nell’altro con un vero e proprio prelievo fiscale. Caldeggiato agli Stati. Ma il risultato non cambia. Le politiche di riduzione e taglio delle emissioni dei gas clima-alteranti, prima fra tutti la CO2, vanno accelerate o gli obiettivi incardinati nell’agenda verde rischiano di essere mancati, scrive la Bce. Parliamo del Green Deal concepito e imposto dal vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans all’Eurogoverno e rivelatosi una trappola pericolosa, capace di azzerare l’industria automobilistica europea - con lo stop nel 2035 ai motori endotermici- e svalorizzare buona parte del patrimonio immobiliare con la direttiva folle sulle «case green».

 

 

 

RIPENSAMENTO

Preoccupata per il ripensamento che ha indotto i Popolari e parte dei Liberali a votare contro le follie ecologiste di Timmermans, Christine Lagarde sferza i governi, in un bollettino economico dedicato all’ambiente. Secondo l’analisi della Bce ad ambizioni, intenzioni e proclami non corrisponde una prassi orientata a tagliare drasticamente le emissioni. Tanto che si rende necessario richiamare l’attenzione dei governi. «Raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra in linea con l’obiettivo dell’Ue richiederà un’accelerazione del ritmo di riduzione delle emissioni di carbonio nell’attuale decennio», si legge nel documento. «Per poter centrale l’obiettivo intermedio della Ue di una riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990 servirà un’ulteriore riduzione del 46% delle emissioni di carbonio entro il 2030 rispetto ai livelli del 2021».

Ci sono almeno tre opzioni per stimolare la transizione verde, dice la Bce. L’imposizione di tasse garantisce introiti per le casse degli Stati, agevolazioni e sgravi fiscali implicano introiti, ma di minore entità. Le sovvenzioni sono invece spesa pubblica, che va a incidere sui conti pubblici di un’Eurozona già fortemente colpita dalla pandemia prima e dalle conseguenze della guerra in Ucraina poi. E naturalmente a Francoforte si preferisce l’opzione numero uno. Vale a dire nuove tasse. «Contrariamente ad altre misure di mitigazione, come i sussidi, una carbon tax genera entrate statali, almeno durante la fase di transizione», si legge nel bollettino. Mentre una tassa sul carbonio genera entrate «fiscali significative fintanto che la base imponibile sul carbonio rimane significativa», invece «altre misure di mitigazione sono neutre dal punto di vista del bilancio (ad esempio la regolamentazione) o possono mettere a dura prova le finanze pubbliche come nel caso di sovvenzioni per la tecnologia verde».

 

 

 

BILANCI FAMILIARI

In questo esercizio contabile spietato e incurante degli effetti sul bilanci familiari, la Bce ricorda che in fin dei conti «una politica di prezzi del carbonio più elevati mira principalmente a sostenere la transizione verso un’economia a più basse emissioni». A spese nostre, naturalmente, Ma questo per Lagarde e compagni è assolutamente irrilevante. Anzi: l’effetto deterrente che potrebbe esercitare una nuova imposta verde sarebbe decisivo nel dissuadere i malcapitati- cioè noi- a insistere dall’utilizzare fonti energetiche e tecnologie clima-alteranti. Ci rimarrebbero ancora meno soldi in saccoccia per acquistare le auto elettriche. Ma pure questo, secondo la Bce è irrilevante. Meglio senza macchina che su una vettura a scoppio. Alla fine, subiremmo il danno oltre alla beffa.

Dovremmo scucire più soldi sotto forma di una nuova carbon tax e non saremmo aiutati con sovvenzioni ad esempio per l’installazione di pannelli fotovoltaici, pompe di calore o mini-eolico domestico, visto che agevolazioni e sgravi fiscali sono caldamente sconsigliati dai soloni di Francoforte. La nuova carbon tax anche se concentrata sui settori ad alta intensità di carbonio - come consiglia la Bce - provocherebbe aumenti dei costi di produzione che si spalmerebbero anche sui nostri bilanci. Come accade sempre con i nuovi prelievi. Il conto arriva puntualmente a noi. Alle famiglie e alle imprese che acquistino prodotti o servizi tassati. 

 

 

 

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