Capo Bce
Lagarde, missione compiuta: manifattura Ue in caduta libera
Missione compiuta. La numero uno della Banca centrale europea, Christine Lagarde, è riuscita nell’intento di affondare la manifattura europea. Grazie soprattutto alla stretta monetaria che ha portato in tredici mesi il tasso di riferimento europeo da zero al 4 per cento, l’industria di Eurolandia ha ingranato la retromarcia. L’ennesima conferma è arrivata ieri dall’indice Hcob Pmi Flash Composito (manifattura più servizi) che cala a 50.3 dal 52.8 di maggio, il valore minimo in 5 mesi. Sotto 50 significa contrazione, sopra espansione. In particolare l’indice Hcob Pmi delle attività terziarie nell’Eurozona scende a 52.4 punti dai 55.1 di maggio, restando però nell’area dell’espansione, mentre va molto peggio per l’indice Hcob Pmi del manifatturiero, precipitato a 43.6 dai 44.8 di maggio. Valore minimo negli ultimi 37 mesi.
Dalla lettura degli ultimi dati raccolti dall’indagine prodotta da S&P Global, «dopo il breve slancio di crescita registrato in primavera, l’espansione della produzione economica dell’Eurozona di giugno si è avvicinata allo stallo, segnalando una nuova fase di indebolimento dell’economia. Per la prima volta da gennaio il flusso dei nuovi ordini è diminuito, la crescita occupazionale è rallentata e le aspettative future si sono deteriorate». Unica nota positiva nell’analisi di S&P Global: «È incoraggiante che il rallentamento», registrato, «sia stato accompagnato da una forte attenuazione delle pressioni inflazionistiche. I costi hanno infatti indicato l’aumento più lento dal dicembre 2020 e i prezzi medi di vendita di beni e servizi hanno segnalato il più debole tasso di incremento da marzo 2021». La cura Lagarde funziona. Peccato che oltre a frenare il carovita stia mettendo in ginocchio il manifatturiero in tutta Europa.
In Germania l’indice Pmi manifatturiero è precipitato addirittura a 41 punti netti, contro i 43.5 previsti dagli analisti, a testimoniare che il rallentamento produttivo della ex locomotiva d’Europa è d’intensità forte e inattesa. Va un po’ meglio alla Francia con un Pmi manifatturiero calato a giugno a 45.5 punti, dai 45.7 del mese precedente. Per Parigi è comunque il quinto mese consecutivo di contrazione dell’attività industriale, con la produzione diminuita al ritmo più forte dal febbraio 2021, mentre l’industria francese ha registrato un deterioramento rapido della domanda. Fuori dal Vecchio Continente le cose non vanno molto meglio. L’indice Pmi manifatturiero del Giappone, però, aggiornato sempre ieri, è sì calato a 49.8 dal 50.6 di maggio, ma rimane a un soffio dall’area neutra. Effetto pure dei tassi d’interesse che la Banca del Giappone ha lasciato invariati a -0,1%.
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I numeri forniti da S&P Global che cura l’indagine Pmi dovrebbero far riflettere la Bce se proseguire con il rialzo dei tassi a luglio e ad agosto. Secondo Cyrus de la Rubia, capo economista presso Hamburg Commercial Bank, «se la Bce avesse avuto il controllo solo sui prezzi dei beni, Francoforte avrebbe di certo brindato alla fine dell’inflazione. Gli indici Pmi di giugno, infatti, hanno mostrato prezzi d’acquisto e di vendita notevolmente ridotti. Inoltre, data la recessione del manifatturiero mostrata dal Pmi, ci si potrebbe aspettare un taglio dei tassi di interesse». Ma «nella parte più importante dell’economia, il settore privato dei servizi, i prezzi continuano ad aumentare e per questa ragione l’inflazione di fondo cala lentamente».