Il direttore
Alessandro Sallusti: oltre agli scandali, la nostra Europa è in San Pietro
Ovvio che chi governa deve prestare attenzione a ciò che pensa l'Europa, sostenere l'inverso è solo demagogia. Che si tratti di conti e spese piuttosto che di contrasto all'immigrazione l'Italia non può che mediare a costo di turarsi il naso, in senso figurato e pure materiale stante l'ultima decisione, per l'appunto europea, di dare il via libera alla messa in commercio alla farina di insetti.
Certo, se alle cavallette commestibili ci aggiungi che non pochi membri di quelle istituzioni stavano vendendo pezzi d'Europa alle peggio dittature islamiche e che i ministri del governo europeo che bloccano l'adeguamento delle nostre pensioni e dei nostri stipendi si sono rivalutati i loro compensi a mille euro al giorno, beh di fronte a tutto questo capisco che è difficile dirsi convintamente europeisti. Ma poi accade che muore un Papa, nel caso emerito, il mondo si commuove e a Roma va in scena un funerale che è un gigantesco omaggio alle radici cristiane della stessa sciagurata Europa di cui sopra. E allora, al netto delle polemiche tra papi regnanti e non, che anche chi se ne frega, ti viene il dubbio che l'Europa non sia quella cosa là ma quella cosa lì, e lo sia anche per un laico convinto come me e immagino come molti di noi. Ma allora, se è quella cosa lì vista in piazza San Pietro non possiamo chiamarci fuori pena perdere non solo un ruolo ma pure una identità.
Ebbene sì, spiace dirlo ma noi siamo europei fino al midollo e lo siamo perché siamo figli di una storia cristiana, la quale non è esattamente ciò che oggi per lo più ci raccontano. Lo disse anche Ratzinger: «Non deve nascere l'impressione che la fede si esaurisca in una specie di moralismo politico, la Chiesa non è un'organizzazione per il miglioramento del mondo». Inutile e complicato rivangare la storia millenaria ma in estrema sintesi senza il cristianesimo oggi non ci sarebbe l'Europa. E allora al diavolo le cavallette, i soprusi e gli abusi. Al diavolo, detto con rispetto e per metafora, pure certi preti: siamo e dobbiamo rimanere europei. Tocca alla politica, anche alla nostra nuova politica, tenere il baricentro dell'Europa su ciò che in questi giorni abbiamo visto a Roma, che quello che succede a Bruxelles sì ci colpisce ma non ci affonderà e soprattutto non è eterno. L'Europa si può provare a cambiarla, per quel poco che ne so mai come adesso ci siamo vicini.