Una "strana" dimenticanza

Lagarde-Pd, asse per far saltare l'Italia: dopo il voto, pronti a tutto

Michele Zaccardi

C'è un vecchio vizio della politica italiana che affonda le proprie radici nel medioevo: è la cosiddetta "chiamata dello straniero". Ma se una volta le potenze da chiamare in soccorso erano a turno la Francia o la Spagna, adesso è la speculazione internazionale. Del resto, si sa, le ingerenze straniere fanno comodo alla sinistra, soprattutto in campagna elettorale. Con una parte dello schieramento politico che un giorno sì e l'altro pure spera nella palingenesi finanziaria per tornare al governo, resta solo da capire per quanto tempo la maggioranza di centrodestra che probabilmente uscirà dalle urne riuscirà a rimanere in sella prima che si scateni l'assalto della speculazione. Già, perché non solo i tassi di interesse sono cresciuti, rendendo sempre più oneroso per l'Italia rifinanziare il proprio debito pubblico monstre, ma lo strumento varato dalla Banca centrale europea per placare i mercati, lo scudo anti spread, non esiste. Almeno, non formalmente. Il provvedimento che dovrebbe istituirlo, infatti, non è stato ancora pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Ue. Al momento c'è soltanto l'impegno, preso dalla Bce durante il meeting del 21 luglio, di intervenire sui mercati nel caso in cui gli spread tra i Paesi membri dovessero andare fuori controllo. Un pericolo che è diventato più concreto in seguito al rialzo dei tassi di interesse, ora all'1,25%, ma con un ulteriore aumento da 75 punti atteso per ottobre. La parola d'ordine, insomma, era evitare una crescita disordinata dei rendimenti sui debiti sovrani che intralciasse il corretto funzionamento della politica monetaria. Proprio per questo, al termine della riunione del 21 luglio, la Bce aveva annunciato l'istituzione del Transmission Protection Instrument (Tpi), volgarmente chiamato scudo anti-spread.

DEBITO PUBBLICO
Ma già allora era chiaro che lo strumento si riferisse in particolare all'Italia, il Paese dell'eurozona che, soprattutto a causa di un debito pubblico pari al 150,4% del Pil nel 2021, più di tutti gli altri soffre degli smottamenti che si verificano nei mercati finanziari. Con il nuovo meccanismo, la Bce dovrebbe essere in grado di calmierare i rendimenti, comprando titoli di stato, con scadenza residua compresa tra uno e dieci anni, di quei Paesi che si trovano in maggiori difficoltà. L'obiettivo è quello di evitare una frammentazione nei mercati finanziari dell'eurozona, ovvero che un rialzo dei tassi possa incidere in modo molto più pesante su alcuni Paesi rispetto ad altri. Insomma, il compito dello scudo è tutelare il funzionamento dell'euro. Tuttavia, finora dello strumento si sa poco o nulla. Da Francoforte sottolineano che «l'atto giuridico del Tpi sarà pronto se e quando il Tpi verrà attivato». Decisione che, a quanto sembra, verrà presa in completa autonomia dal Consiglio direttivo e senza alcuna trasparenza: i criteri elencati nell'unico documento ufficiale che parla dello scudo anti -spread, comunicato un stampa della Bce del 21 luglio scorso, sono piuttosto vaghi. Innanzitutto, Francoforte acquisterà il debito di quei Paesi «che subiscono un deterioramento delle condizioni di finanziamento non giustificato dai fondamentali».

DISCREZIONALITÀ
Tuttavia, in mancanza di regole precise, sarà una decisione discrezionale del Consiglio direttivo a stabilire quando un allargamento dello spread non è «giustificato». La Bce, in questo modo, potrebbe arrogarsi il diritto di scegliere se intervenire o meno a seconda delle proprie simpatie politiche. Del resto, non è un caso che in molti abbiano criticato lo strumento per i motivi più diversi. Secondo Thomas Mayer, ex capo economista di Deutsche Bank, «l'attivazione del Tpi è legata alla condizione che il Paese sotto pressione non soffra di squilibri economici e distorsioni. Ma, se fosse così, sarebbe sorprendente se i mercati allargassero lo spread. (...) Tuttavia, è molto più probabile che gli operatori vendano obbligazioni per buoni motivi. Allora la Bce può attivare il Tpi soltanto ignorando le condizioni che lei stessa ha stabilito». Non solo. L'idea che serpeggia tra gli operatori finanziari è che Francoforte non interverrà a contenere gli spread. Per questo molti sono pronti a vendere. «Siamo corti dall'inizio dell'anno. Sembrava che i problemi dell'Italia fossero spariti ma era soltanto a causa del fatto che la Bce comprava più del 100% delle emissioni nette di debito. Non possono più farlo adesso» ha dichiarato un manager di BlueBay Asset Management al Telegraph. Per Andrea Braglia, ceo di Aequilibrium Scf, lo scudo anti spread «è assolutamente inutile. In Europa, infatti, c'è un enorme problema di liquidità mentre uno degli acquirenti principali, la Bce, non comprerà più titoli. C'è un solo modo nel quale si risolvono i problemi di liquidità: con un crash. Ed è quello che sta succedendo da inizio anno sul mercato obbligazionario governativo europeo. Se si guardano i prezzi dei Btp, dei Bund tedeschi o degli Oat francesi, non siamo di fronte a una correzione, ma a un tracollo, che per giunta non è terminato. Anche se il Tpi dovesse venire attivato non sarà sufficiente a contrastare quello che sta avvenendo». Il prossimo governo, insomma, si troverà a fare i conti con pesanti tensioni sui mercati. Per la gioia della sinistra.