Kiev in crisi
Zelensky, "il gruppo Wagner avanza": conferme drammatiche, la fine del premier?
Mentre combatte contro i russi, l'Ucraina rivela pericolose incrinature nelle alte sfere, dopo che il presidente Volodymir Zelensky ha sospeso il capo dei servizi segreti SBU, suo amico d'infanzia, Ivan Bakanov e la procuratrice generale Iryna Venediktova. Al posto di Bakanov, nuovo direttore dei servizi è Vasyl Maliuk, già vice capo dell'SBU, mentre alla Venediktova dovrebbe subentrare il vice procuratore Oleksiy Symonenko. Ma ieri la Venediktova ha fatto sapere che non intende cedere, prospettando un braccio di ferro istituzionale. Ha definito «illegittima» la sua sospensione dicendo che non abbandonerà l'ufficio.
Entrambi sono stati rimossi perché ritenuti responsabili di «tradimento e collaborazionismo» che funzionari dell'intelligence e della Giustizia avrebbero compiuto in favore dei russi nelle zone occupate. Bakanov guidava i servizi segreti dal 2019 e, per Zelensky, «è stato rimosso in base all'articolo 47 dello statuto disciplinare delle forze armate per mancato svolgimento dei compiti». Il presidente ha detto: «Sono stati registrati 651 procedimenti penali di alto tradimento e collaborazione di dipendenti di procure. Più di 60 dipendenti della Procura e del servizio SBU sono rimasti in territorio occupato e lavorano contro il nostro Paese».
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INFILTRATI DALL'FSB NEMICO - Già il giornale britannico Guardian e la testata Usa Politico avevano anticipato le purghe: «Turbolenze politiche nell'intelligence ucraina, avrebbero portato ad atti di tradimento che hanno facilitato l'invasione russa». Fra gli episodi, il generale Serhiy Kryvoruchko, capo del direttorato SBU di Kherson, ha ordinato ai suoi ufficiali di evacuare la città prima che le truppe russe la attaccassero. E il colonnello Ihor Sadokhin, suo assistente e capo del Centro antiterrorismo locale, avrebbe rivelato ai russi l'ubicazione delle mine ucraine e trasmesso informazioni agli aerei militari di Mosca. La presa di Kherson sarebbe stata anche facilitata dal fatto che gli agenti dell'SBU non hanno fatto saltare il ponte Antonovskiy sul fiume Dniepr.
Ieri è stata sollevata dall'incarico anche la ministra ucraina per le politiche sociali, Maryna Lazebna, sfiduciata da 277 parlamentari, e il deputato Yaroslav Zhelezniak ha osservato che, dell'originario governo Zelensky, solo 6 ministri su 22 sono rimasti gli stessi. Che spaccature politiche e torbidi in Ucraina siano dovuti al tradimento o forse all'apertura di negoziati segreti coi russi senza l'autorizzazione del presidente, non è dato sapere. Veder traballare il fronte interno non fa bene all'esercito ucraino, già pressato al fronte. Ieri il Ministero della Difesa russo ha affermato che «un attacco missilistico ha ucciso 250 mercenari stranieri a Kostyantynivka, nel Donetsk». I russi hanno inoltre usato droni-kamikaze Lancet-3 contro truppe nemiche a Zaporizhia e affermano d'aver distrutto con attacchi aerei «il primo semovente Krab fornito dalla Polonia».
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LA WAGNER INCALZA - Gli ucraini tengono sulla difensiva a Bakhmut e Kharkiv, ma Sumy e Nikopol sono state tartassate di missili. L'intelligence britannica ha pubblicato un rapporto sulla compagnia russa di mercenari Wagner: «La Wagner ha svolto un ruolo centrale nella cattura di Popasna e Lysyschansk. Dopo pesanti perdite, sta abbassando gli standard reclutando detenuti e individui in lista nera, per cui è prevista una formazione limitata». Intanto, il Consiglio Affari Esteri dell'Ue ha concordato un nuovo pacchetto da 500 milioni di euro in aiuti militari all'Ucraina. Ma il presidente turco Recep Erdogan, che pur membro della Nato persegue la sua politica indipendente, nel partire per l'Iran, dove oggi incontrerà il presidente iraniano Ebrahim Raisi e quello russo Vladimir Putin, ha avvertito Svezia e Finlandia affinchè non diano per scontato il via libera di Ankara al loro ingresso nell'alleanza: «La Turchia ha approvato in via condizionale le richieste di adesione di Svezia e Finlandia alla Nato e potrebbe sospendere il processo se i due paesi non adotteranno le misure necessarie contro i gruppi terroristici curdi. Soprattutto la Svezia non ha mantenuto le sue promesse».