Ognuno per sè

Ue, così hanno fregato l'Italia, la "sberla" che nessuno si aspettava

Renato Farina

Niente da dire. Mario Draghi è un formidabile incassatore. Si è preso dal Consiglio europeo una sonora sberla - e l'Italia con lui - a proposito del tetto al prezzo del gas che avrebbe aiutato noi a spendere meno e avrebbe danneggiato Mosca riducendo il flusso di denaro nelle sue casse. La proposta di Draghi non faceva e non fa una grinza. Era ovvio passasse, tanto più che godeva del sostegno pieno dei leader di Francia, Germania e Spagna. Sono invece bastati i Paesi Bassi, che come dice la parola stessa sono nanetti, a mandare a gambe all'aria i disegni di Draghi condivisi in tutto e per tutto da Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Prima di raccontare delle perfide mosse del corsaro olandese Mark Rutte, che nel gioco della pirateria politica ha stravinto, conviene spiegare perché questa sconfitta costituisca un disastro, anche se SuperMario come quel tale dei Brutos ha sempre un'ottima cera.

La Russia, tagliando metà del gas destinato a Italia e più ancora alla Germania, non ci rimette un euro, dato il valore raddoppiato dei combustibili fossili al mercato dell'Ovest. Quello che toglie Putin la Germania lo recupera con le centrali a carbone, l'Italia se lo procura in Qatar, Algeria e Azerbaijan ovviamente al prezzo che la tecnica guerresca dello Zar ha trasformato in oro. Non solo. Oltre il danno, senza il tetto c'è pure la beffa: Putin infatti sta svendendo all'India il gas che nega all'Europa, con il risultato di aumentare gli introiti e di legare con cavo d'acciaio al proprio destino esistenziale e strategico una potenza nucleare ricca di un 1,4 miliardi di cittadini.

 

 

NIENTE RICONOSCENZA - Insomma, il buon senso e il famoso vincolo europeo che secondo gli analisti si sarebbe rafforzato in questi mesi di crisi, imponeva questa decisione.
Per di più il nostro premier si aspettava dal consesso che raduna i 27 capi di Stato e di governo dell'Unione un po' di riconoscenza: è lui che da presidente della Bce ha salvato l'euro, e il giorno stesso dell'invasione dell'Ucraina è stato lui, da maestro dei banchieri, a ideare le sanzioni finanziarie alla Russia, accettando che l'Italia pagasse il conto più salato di tutti in relazione ai floridi commerci che intercorrono tra i due Paesi per amicizia che durava dai tempi di Togliattigrad e fu rinnovata da Berlusconi. Draghi pensava bastasse l'assenso dei citati Paesi numeri 1, 2, 3 e 4 per Pil d'Europa così da ottenere ieri un ok e in luglio ottenere un appuntamento che rendesse esecutivo il "price cap", il prezzo limite oltre il quale nessun Paese d'Europa avrebbe potuto acquistare o vendere (ahi, ecco il punto) il metano da qualunque Stato arrivasse. Perché di ladri e speculatori al mondo non c'è solo Putin. Il problema è che ce li abbiamo in casa. Fatto sta che Draghi al Consiglio come Alice nel Paese delle Meraviglie si è trovato davanti non ad amabili amici ma alla Regina di Quadri che ha sentenziato: "Tagliamogli la testa!". Ah com' è simpatica l'Europa, specie quella del Nord, così amica dell'Ucraina, ma più ancora del proprio portafogli.

Altro che Vladimir da San Pietroburgo, a sgambettarci è stato un tal Mark da L'Aja, 55 anni, alto anzi basso un metro e 93. Mr.
Rutte ha giocato e vinto dando una lezioncina di liberalismo cannibale al campione del liberalismo moderato qual è Draghi. Rutte si è fatto portavoce dei Paesi del Nord Europa. Domanda: ma non erano famosi per essere popoli di cultura egualitaria e socialdemocratica? Balle. I Paesi scandinavi e quelli del Mare del O Nord e del Baltico non hanno bisogno di gas, anzi lo estraggono e lo vendono. Soprattutto l'Olanda.

 

 

Non vuole avere un tetto ai suoi introiti. Ha detto Rutte: siamo o non siamo fautori del libero mercato?
Sarà il mercato a sconfiggere la Russia, non il prezzo calmierato. Ehi, ma non ti accorgi, (poco) caro Mark, che siamo in guerra e che qualche parametro va adeguato alla realtà? Draghi ha perso. Mark Rutte è stato anche irridente quando ha detto: «Manca uno studio che dimostri le tesi di Draghi. Ci rivediamo a ottobre e vediamo cosa dicono i tecnici». Uno schifo. Draghi per conto di tutti noi italiani è stato il massimo propugnatore e millimetrico progettista del cappio economico intorno al collo di Putin. Questo gli ha meritato gli applausi a nome dei valori occidentali e procurato i calci negli stinchi di Mosca. Ma peggio di Putin è l'Ue.

TUTELARE IL MORALE - A dispetto della realtà, da pugile con la mascella di ferro, Draghi ha esordito pochi minuti dopo l'uppercut fingendo di averne tranquillamente sopportato il solletico. «Gli stoccaggi di gas per l'inverno stanno andando molto bene. La nostra dipendenza dal gas russo è calata dal 45 per cento al 25. Sono ottimista». Il morale degli italiani anzitutto, ecco quello che cerca di tutelare, ben sapendo che non c'è nulla di peggio dello scoramento dopo il tradimento di chi supponevamo amico. D'ora in poi, a proposito di gas e non solo, sarebbe il caso che Draghi usi il bazooka nei rapporti con i fratelli-coltelli d'Europa e della Nato. C'è una parola che dovrebbe dar forma e durezza al modo dell'Italia di stare nelle due alleanze: equipollenza. Non si capisce perché debba essere il nostro Paese a pagare il conto più salato per le sanzioni alla Russia: esse sono sì uguali per tutti, ma solo sulla carta, perché nella sostanza ammazzano noi, e danno solo pizzicotti agli altri. Perché l'Inghilterra non accoglie esuli ucraini organizzando traghetti dalla Polonia? E come mai Joe Biden invia le armi, ma non mette a disposizione le proprie portaerei a Napoli o affittando le immense navi da crociera della Carnival chiamando a raccolta i profughi di Odessa per farli sbarcare in Carolina del Nord o in Virginia? L'equipollenza, a dirla in termini idraulici, livellerebbe gli aderenti all'alleanza come fa un sifone. In termini più aulici, di etica giudaico-cristiana e illuministica, si tratta di applicare la regola del "portare gli unii pesi degli altri" che dovrebbe stare a fondamento di qualsiasi alleanza tra pari. In pratica che vuol dire? Mandiamo la bolletta del gas all'Olanda e alla Svezia.