Attenzione
Auto, hai questa targa? Scatta la multa: ecco quali guidatori rischiano la stangata
Attenzione per chi possiede un veicolo con targa estera. Il fenomeno è esploso esplode nel 2011 con gli inasprimenti fiscali sull'auto. Per evitare le tasse di iscrizione al Pra (Ipt9) e proprietà (bollo), il caro assicurazione Rc auto, le notifiche delle multe e gli indici di reddito utilizzati dal Fisco, molti residenti in Italia hanno deciso di circolare con la targa estera. Adesso la Camera, con voto definitivo approvato il 21 dicembre, ha introdotto l'articolo 93-bis che prevede che i veicoli con targa estera di proprietà di residenti in Italia possono circolare nel Paese per tre mesi da quando l’interessato ha preso la residenza italiana.
Le sanzioni scattano anche se guida un residente all’estero dal momento che conta chi è il proprietario. È necessario a bordo "un documento, sottoscritto con data certa dall’intestatario", con titolo e durata della disponibilità del veicolo. Prima era necessario solo per leasing, noleggio o comodato. Se il residente in Italia dispone del veicolo per più di 30 giorni "anche non continuativi, nell’anno solare", scatta un trattamento analogo a quello previsto dal Codice per i mezzi immatricolati in Italia utilizzati da chi non ne è proprietario.
Leggi anche: Multe, ecco quante non ne vengono pagate in Italia: le cifre di un disastro unico al mondo
Se si guida con la targa estera, ma senza documento o registrazione, è obbligatorio per il conducente farla. I mezzi registrati sono soggetti al Codice italiano. Resta il problema delle multe, le quali verranno notificate a chi ha disponibilità del veicolo in Italia. "Bisogna quindi aspettare e capire se questa "nazionalizzazione” sarà interpretata anche nel senso di consentire la revisione in Italia, finora impossibile. Non si incide sull’evasione di Ipt e bollo, che non sono nel Codice", sottolinea il Giornale. La Corte Ue lo scorso 16 dicembre aveva sollevato una criticità riguardo l'obbligo di reimmatricolare in quanto l'uso temporaneo di veicoli in un altro Stato è qualificabile come movimento di capitali e perciò tutelato dall'articolo 63 del Tfue. Secondo la Corte l'obbligo di reimmatricolazione in Italia è come una tassa sul comodato d'uso transfrontaliero.