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Tasse, l'ultima follia dell'Ue: ecco come vuole punire i cittadini, addio libertà

Fabio Rubini

In Europa la discussione sul "Beca", acronimo di Beating Cancer (battere il cancro), ha toccato anche l'industria del tabacco e dei suoi surrogati - sigaretta elettronica e tabacco riscaldato -, che una parte del Parlamento vede come il diavolo. Per una volta però, anche in Europa il centrodestra italiano si è unito per portare avanti una battaglia che da un lato aiuti a limitare i danni da fumo e dall'altro consenta a chi ha studiato surrogati meno invasivi di poter proseguire nella propria attività senza penalizzazioni eccessive. Per dirla in soldoni, se il danno provocato da una sigaretta tradizionale è pari a 100, quello coi surrogati è 20. Una strategia lungimirante dunque dovrebbe favorire questo approccio, posto che eliminare da un giorno all'altro le sigarette è oggettivamente impossibile. Verdi, sinistra e una parte dei socialisti (soprattutto francesi e danesi) però non la pensano così. per questo si è resa necessaria una vera e propria battaglia a colpi di emendamenti e ordini del giorno che avrà il suo culmine col voto finale del 6 dicembre.

 

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A portare avanti la battaglia a tutela di un settore - quello dei surrogati che in Italia vale oltre 400 milioni di euro solo per le sigarette elettroniche e occupa una filiera con circa 5mila posti di lavoro, sono tre europarlamentari italiani: la leghista Silvia Sardone, l'esponente di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi e il forzista Aldo Patricello. I tre sono riusciti ad ammorbidire il documento rendendolo più digeribile. «Abbiamo presentato alcuni mesi fa un'interrogazione per chiedere come mai la Commissione europea, nonostante i dati a disposizione, non riconosca il potenziale delle sigarette elettroniche quali fonte di minor rischio rispetto alle sigarette tradizionali. Inoltre- spiega Sardone- sono stati presentati degli emendamenti affinché sia valutato e riconosciuto il loro ruolo positivo nella riduzione del rischio di cancro. Per questo dovrebbe esserci un quadro normativo e fiscale adeguato a sostegno». Per il forzista Patricello «In un quadro caratterizzato da una drammatica resistenza alla cessazione da parte dei fumatori e dal sostanziale fallimento delle attuali proposte di contenimento del tabagismo, si inserisce pragmaticamente la questione del fumo digitale.

 

 

Per tale ragione ho sostenuto da sempre un approccio diverso che non ponga le sigarette elettroniche ed il tabacco combusto sullo stesso piano di dannosità, adottando invece una visione basata sulle evidenze scientifiche, che dimostrano il potenziale, in termini di riduzione del danno da fumo, delle sigarette elettroniche». Su questo «la ricerca scientifica è chiara: il vaping rappresenta un'alternativa meno dannosa al tabacco combusto e la sigaretta elettronica è utile per mantenere i fumatori lontani dalle sigarette». Fiocchi punta invece l'attenzione sugli aromi, oggetto di forte scontro: «Non dobbiamo fare come negli Usa dove sono totalmente deregolamentati, ma trovare una giusta via di mezzo. Su questo punto la discussione è aperta». Del resto il 90% dei fumatori che sceglie la sigaretta elettronica non usa l'aroma al tabacco e vietarli potrebbe spingere molti di loro a tornare alle origini. C'è un'altra cosa che preoccupa Fiocchi: «Questo documento non imporrà nulla agli Stati, però è importante, perché fisserà dei principi che entreranno nelle discussioni del prossimo anno quando andranno in revisione molte direttive e tra queste anche quella sul tabacco».