Ribaltone a Bruxelles
Mario Draghi, il piano per comandare in Europa dopo l'addio di Angela Merkel: obiettivo-2023
Se ne facciano una ragione, gli elettori tedeschi. Da oggi non avrà più senso parlare di sconfitta o di vittoria, perché quel che conta sono la continuità e la stabilità. Il risultato delle urne è un conto, la legittimazione un altro. L'equilibrio politico dell'era post-Merkel, dopo sedici anni di condivisione del governo fra cristiano-democratici e socialdemocratici, potrà anche a pagina 2 pendere dalla parte di questi ultimi e aprire la strada verso la cancelleria al loro leader Olaf Scholz, che già ieri la rivendicava subito dopo i primi exit poll. Non è nemmeno escluso comunque che tocchi ad Armin Laschet, successore designato della Merkel, nonostante il risultato che va profilandosi a mano a mano che gli istituti demoscopici affinano le proiezioni sul voto.
Del resto la grosse koalition è l'esito più naturale della competizione fra i due grandi schieramenti, che dovrà essere rispettoso della composizione del Bundestag, ma soprattutto riflettere l'omogeneità con l'altro potere che conta, quello di Bruxelles. Se la presidente della Commissione europea, la tedesca von der Leyen, è stata nominata grazie alla formula politica che porta il suo nome, Ursula, sarà difficile trovare una composizione diversa per la formazione del nuovo governo in Germania. Tutto sembra indicare che le percentuali emerse dai primi exit poll dovrebbero consentire di trovare un'intesa fra Cdu, Spd, liberali dell'Fdp e, magari, anche una sfumatura di verde non stonerebbe. Altre sintesi, al momento, non se ne trovano. Un utopico slittamento a sinistra o uno speculare a destra non sono ipotizzabili al momento. E non ci sono leader sovranisti in grado di incarnare un'alternativa agli assetti attuali.
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IL RUOLO DELL'ITALIA - C'è invece il problema della leadership europea. L'addio di Angela Merkel lascia un vuoto, di cultura, di capacità e di mediazione e, in primo luogo di autorevolezza istituzionale. L'ex presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ora vicepresidente di Forza Italia, ha già anticipato un itinerario possibile: «Io credo che in questo momento Mario Draghi possa svolgere con l'uscita di scena di Angela Merkel un ruolo importante. Tocca all'Italia assumersi qualche responsabilità in più per avere un'Europa più bilanciata che non sia soltanto quella franco-tedesca ma una con una presenza forte dell'Italia che il secondo paese manifatturiero di Europa». D'accordo anche il leghista Giancarlo Giorgetti per il quale «siccome mancherà colei che scriveva le regole, oggi potremo avere un ruolo particolare.
La figura di Draghi potrebbe aiutare a scrivere regole più favorevoli al nostro mondo e al mondo che conosciamo della nostra industria, in particolare della manifattura», dice il ministro dello Sviluppo economico. Che sia più del semplice auspicio di una parte, lo confermano le parole del ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Ai tavoli europei l'Italia ha molto da dire e può fare molto per tutta l'Europa, soprattutto in un cambio di leadership che è quello di Angela Merkel, che esce di scena».
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Nel sistema comunitario di pesi e contrappesi, i salti nel buio non sono contemplati. Se attualmente il Parlamento europeo è presieduto da un esponente del Pse, David Sassoli, e la Commissione è guidata dalla democristiana von der Leyen, attualmente la terza gamba che tiene in piedi il tavolo dei 26 partner è il Consiglio Europeo, presieduto da Charles Michel, liberalconservatore appartenente a Renew Europe. La posizione, che si libererà nel 2023, è strategica e, tecnicamente, superiore addirittura aquella del presidente della Commissione Ue nell'architettura dei poteri comunitari perché riunisce i capi di Stato e di governo dell'Unione, di cui stabilisce anche l'agenda politica.
IL CANDIDATO IDEALE - È quest' ultima la casella che potrebbe fare al caso di Mario Draghi dopo le elezioni politiche italiane. Vista la debolezza attuale del presidente della Repubblica francese, l'attuale presidente del Consiglio italiano sembra avere il profilo più adatto. Nessuno come lui conosce le stanze dei bottoni del Vecchio Continente. Da Francoforte, dove ha presieduto la Banca Centrale Europea, fino a Strasburgo e Bruxelles, nei cui corridoi più influenti si prospetta già una soluzione Draghi. Il quale, proprio per questo, si augurerebbe una riconferma di Sergio Mattarella al Quirinale, per rimanere a Palazzo Chigi fino a quando i tempi saranno finalmente maturi.