Recovery
Mario Draghi, 42 riforme da fare in 100 giorni: perché rischiamo di perdere i soldi dell'Unione europea
La cabina di regia per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza potrebbe riunirsi già questa settimana per la prima volta. Gli addetti ai lavori lo chiamano Pnrr o Recovery. Di fatto quel progetto da 191,5 miliardi di fondi europei e 528 precondizioni è quasi sparito, riporta il Corriere della Sera. Per poter presentare il primo rendiconto e ricevere dunque i sostanziosi versamenti della prima parte del 2022, in poco più di tre mesi all'Italia restano da soddisfare 42 delle 51 condizioni previste per quest' anno.
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Si tratta di misure in gran parte normative, che includono però dei passaggi parlamentari delicati sulla legge delega di riforma della giustizia, una controversa revisione delle politiche attive del lavoro, una legge quadro sulle disabilità e la riforma universitaria. In più ci sarà la legge delega sul fisco che Mario Draghi si augura di approvare in settimana (forse rinviando la parte sulla riforma del catasto) e il varo in Consiglio dei ministri della legge annuale di concorrenza, in questo caso dopo il secondo turno delle elezioni amministrative di ottobre.
Insomma, nei prossimi mesi bisognerà trottare. Giorgio Musso dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani, stima che le 42 condizioni da presentare a Bruxelles entro cento giorni sono quasi il doppio del numero medio per trimestre previsto dal Recovery dal 2022 in avanti. Solo alcune delle 42 sono misure semplici o burocratiche.
Con il rischio poi ce Bruxelles potrebbe evitare di vidimare la rendicontazione del semestre impedendola successiva richiesta di fondi qualora mancassero nel provvedimento aalcuni degli elementi rilevanti concordati con la Commissione Ue.